Csm, la Consulta Disabili chiede l’intervento del sindaco

di Antonio Arduino

 Aversa. Un trasloco che rimanda indietro nel tempo la cura della salute mentale quello che ha portato lo scorso 28 febbraio in locali ricavati nella struttura che ospita il consultorio materno infantile di viale Europa chiusa dai Nas l’11 marzo …

… e riaperta il 16 giugno ma giudicata comunque insufficiente e inadatta al compito dal Tribunale per i Diritti del Malato che ha denunciato il problema alle telecamere di Tg3 Regione. Sulla vicenda interviene la consulta cittadina dei diversamente abili, presieduta da Marco Olivetti, che chiede l’intervento del sindaco: “Questa Consulta – scrive – sia su sollecito del Tribunale per i Diritti del Malato e sia attraverso le notizie apprese dagli organi di stampa, si è immediatamente manifestata solidale e sensibile ai drammatici disagi sopportati da tutti quei cittadini, sofferenti psichici, che sono stati costretti ad abbandonare l’accogliente e funzionale sede del Palazzo Orabona di piazza Fuori Sant’Anna, senza poter contare sull’idoneità di una sede adatta ad accogliere un servizio pubblico h24 di assistenza psichiatrica”.

“In qualità di strumento del Comune per sensibilizzare la comunità locale al riconoscimento dei diritti, dei bisogni, e della dignità delle persone diversamente abili, questa Consulta – scrive ancora Olivetti – sente il dovere morale e civile d’intervenire presso le SS.LL. per avanzare “raccomandazioni” al fine di garantire “qualità assistenziale e appropriatezza delle cure” ai disorientati utenti del Csm di Aversa”.

“Nel contesto specifico della salute mentale, il raggiungimento di tali obiettivi, in considerazione della complessità dell’offerta socio-sanitaria raggiunta nella sede di Palazzo Orabona, sembrerebbe – continua la nota – seriamente compromessa e pregiudicata dall’inadeguatezza strutturale della sede provvisoria alternativamente scelte dalla dirigenza dell’Asl Caserta”.

“E’ inconcepibile e inaccettabile – aggiunge – che certi standard di elevata qualità assistenziale che hanno dato lustro alla psichiatria aversana e soprattutto opportunità di recupero clinico di diversi sofferenti psichici, nonché possibilità di emancipazione di certi utenti più fragili, si riduca a poco più di una somministrazione farmacologica, che non può e non deve bastare, poiché, come si evince dai dati registrati in questi ultimi mesi, inevitabilmente ha inciso notevolmente sugli aumenti di ricoveri in regime di Tso, impegnando frequentemente il servizio di emergenza 118, la dove il Csm non era più in grado di far fronte in maniera efficiente a tutte le richieste d’intervento. Altresì, risulta che siano ulteriormente aumentati anche i pazienti in revolving, cioè quei pazienti che dimessi dall’Spdc (reparto ospedaliero psichiatrico), privati di un’adeguata accoglienza socio-sanitaria in un confortevole e accogliente Centro di Salute mentale, inevitabilmente subiscono uno scompenso nel loro fragile equilibrio e inesorabilmente sono costretti ad essere nuovamente ricoverati in quello stesso reparto che qualche giorno prima li aveva dimessi”.

“Il pericolo maggiore – conclude Olivetti – consiste nel fatto che tutto ciò non solo comporta un drammatico rischio di cronicizzazione del disagio psichico ma anche un aumento notevole della spesa a carico della Asl e , allorché, il trasferimento del Csm di Aversa avrebbe avuto la finalità primaria di ridurre le spese, alla luce dei fatti, è palesemente evidente che l’obiettivo non è stato affatto raggiunto dalla maldestra strategia della dirigenza Asl di Caserta”.

Da qui la necessità di lanciare un appello al sindaco affinché, nella veste istituzionale di garante della salute pubblica, intervenga presso le autorità dell’Asl, per ottenere il loro impegno ad assicurare, nell’immediato, una sede idonea all’accoglienza diurna e notturna per gli utenti psichiatrici più gravi e sollecitare la realizzare in tempi congrui della prevista ristrutturazione dell’edificio di viale Europa abbandonato da un decennio, già sede dell’ufficio igiene e vaccinale, di proprietà dell’azienda, destinato a diventare sede definitiva del Csm.

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