Aversa. Il consigliere comunale Domenico Palmieri affida ad una nota le sue considerazioni e idee sul recupero del complesso della Maddalena, scusandosi di non poter essere presente al Consiglio comunale convocato ad hoc per impegni personali pregressi.
“Lavviso di manifestazione di interesse per la valorizzazione del complesso immobiliare della Maddalena, – scrive Palmieri – pubblicato dallAsl, attesta chiaramente la negligenza e la totale mancanza di attenzione che questa Istituzione ha sempre palesato nei confronti del patrimonio culturale della nostra città.
Un atteggiamento ancora più intollerabile da digerire, quando si pensi allimportanza ed al prestigio che le Istituzioni socio-sanitarie hanno ricevuto dalla nostra città. Basti pensare alla notorietà internazionale dei nostri manicomi e dei suoi direttori e fondatori, famosi in tutto il continente. Consentitemi un breve excursus a conferma di quanto ho appena detto.
E sotto gli occhi di tutti il progressivo degrado e scempio della chiesa della Maddalena, posta allinterno dellomonimo complesso. Uno scempio ed un degrado figli dellincuria e del totale disinteresse con cui lAsl si è occupata di questa Chiesa, un tempo ricca di opere darte e di importanti arredi sacri, che oggi non esistono più, perché negli ultimi decenni sono stati progressivamente trafugati. Ricordo che il direttore Rotelli, qualche decennio fa, ebbe la più stravagante delle idee.
Pensò, infatti, di far murare porte e finestre della chiesa per salvare quel poco che ancora vi restava, ma senza riuscirvi. Gli unici oggetti che riuscì a preservare furono un prezioso crocifisso impannato alto due metri ed un trittico, ma fu solo perché, (e fu lunica cosa sensata che fece nella sua dirigenza), li spedì alla Sovrintendenza dei Beni artistici della Campania, nel Parco di Capodimonte, dove si trovano tuttora perché nessuno mai si è preoccupato di andarli a riprendere. Ma non è questo lunico disastro compiuto dalle Istituzioni sanitarie della nostra città.
Un altro fulgido esempio è stata la disastrosa gestione della chiesa dellAnnunziata, per la quale lAsl non ha mai speso una lira per proteggerla dalle copiose infiltrazioni dacqua che la stavano rovinando. Poi, per fortuna la chiesa rientrò nelle disponibilità patrimoniali di questo Ente ed allora si è potuto provvedere.
Ed ancora ci sarebbe da dilungarsi sulle complesse vicende che hanno portato alla vendita ad un privato, negli anni sessanta, sempre da parte dellex Manicomio, del complesso di Montevergine, sede succursale della Maddalena, che poi hanno determinato la sua totale distruzione avvenuta nel 1991 per far posto ad un moderno edificio, ignorando il vincolo imposto dalla legge 1089 del 1939 sulla salvaguardia dei beni artistici. Anche se, in questo caso, qui il reticolo delle responsabilità è ancora più complesso e ci porterebbe troppo lontano.
Detto questo, bene ha fatto, quindi, la nostra Amministrazione a stigmatizzare pubblicamente l’operato del direttore dellAsl, Menduni, che, con improvvida arroganza, non ha pensato minimamente di condividere la sua iniziativa amministrativa sul complesso della Maddalena con il governo di questa città.
Quello che io auspico, ora, è di tenerci tutti lontano dalle speculazioni politiche, che sarebbero nocive per la nostra città e per la salvaguardia del suo patrimonio culturale e artistico. Anche perchè mai come in questo caso, la direzione giusta non può essere che una sola, quella di recuperare alla città unarea strategica non solo per la sua storia, per la memoria collettiva, per la sua centralità in termini propriamente spaziali.
Si tratta, infatti, anche e soprattutto, non dimentichiamolo, di unarea verde di importanza nevralgica per la qualità della vita cittadina. Ben vengano, quindi, progetti di riqualificazione, come sedi di Uffici e servizi pubblici previsti dal Piano Regolatore, ma il tutto deve essere subordinato e contemperato alla vera priorità che è senzaltro quella del recupero alla fruibilità cittadina di un autentico polmone verde. Per un volta tanto, quindi, è auspicabile mettere da parte quella strana convinzione molto diffusa che il verde sia soltanto uno spazio vuoto da riempire a tutti i costi con qualcosa, qualunque essa sia”.