Test medicina, pro o contro ricorso: due aspiranti medici si confrontano

di Gabriella Ronza

 Aversa. Circa 69mila sono stati i giovani italiani che quest’anno hanno provato il test d’ammissione alla facoltà di Medicina e Chirurgia.

Molti dei non idonei hanno fatto ricorso al Tar. In questi ultimi mesi si sta parlando molto dello “scandalo ricorsisti” della facoltà di Medicina e Chirurgia, tanto da rendere quest’ultima teoricamente a numero chiuso, ma aperta di fatto.

Adducendo motivazioni giuridiche, molti dei non idonei, coloro che non hanno superato il test d’ammissione, rivendicano il loro diritto allo studio e la speranza di poter realizzare, un giorno, il sogno di indossare l’agognato camice bianco.

Valentina e Mario, pseudonimi di due diciannovenni di Aversa (Caserta), sono aspiranti medici che come gli altri 69mila in tutta Italia, secondo le stime del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur), hanno provato il test d’ammissione per la suddetta facoltà. Mario lo ha superato con 51.5 punti, Valentina non ce l’ha fatta e ha tentato il ricorso, che di recente ha vinto.

Abbiamo così voluto dar voce alle due facce della stessa medaglia. I ragazzi raccontano la strana situazione che gli atenei nazionali stanno affrontando.

Valentina e Mario potreste spiegare a parole vostre quali sono le basi legali del ricorso? V: Noi ricorsisti contestiamo la violazione dell’anonimato e le tantissime domande fuorvianti e ambigue presenti nel test. M: Ad un interlocutore digiuno di principi giuridici direi semplicemente che è un modo per facilitare l’entrata in facoltà di persone non meritevoli.

Tralasciando il problema del ricorso, voi siete pro o contro il test d’ammissione alle facoltà a numero chiuso? V: Penso che se eliminassero definitivamente il test tali facoltà perderebbero prestigio e, di conseguenza, ci sarebbero meno iscritti. L’unica selezione consentita dovrebbe essere quella naturale: se Medicina non fa per te dopo un po’ la lasci. M: Sono assolutamente pro.

Secondo voi, perché coloro che sono entrati regolarmente, ossia superando il test, sono contrari al ricorso? V: In un certo senso li capisco. Loro pensano: i ricorsisti utilizzano delle “scorciatoie”. Tuttavia, non dovrebbero dimenticare che il ricorso ha basi legali. M: Io sono contro il ricorso perché lede il mio diritto allo studio. Far entrare studenti che hanno totalizzato punteggi negativi è totalmente iniquo.

Molti studenti entrati regolarmente temono che il sovraffollamento in facoltà possa rappresentare un ostacolo per lo svolgimento delle lezioni e per la corsa ai posti in specialistica. Voi cosa ne pensate? V: È vero, durante le lezioni ci troveremo tutti in difficoltà. Per quanto riguarda la seconda domanda, io credo che non dovrebbero preoccuparsi di noi (sorride ironica, n.d.r.) perché se sono stati in grado di entrare regolarmente, affronteranno allo stesso modo facilmente il test per la laurea magistrale. M: È un timore assolutamente fondato. Vivo questa situazione in prima persona. In aule predisposte per 400 studenti ve ne sono circa 700. È una situazione assurda e contro ogni misura di sicurezza. Inoltre, soprattutto per i tirocini, il corpo docente e gli strumenti didattici non bastano per tutte queste persone.

Sui social network sono tante le pagine contro il ricorso. Come descrivereste il loro approccio al problema? V: Non seguo questo disagio sui social network. So che esistono delle petizioni dirette al Miur. Le ritengo inutili in quanto il Miur non può nulla contro una decisione del Tar. M: Spesso il loro approccio è sbagliato in quanto vi è un accanimento mediatico nei confronti dei ricorsisti; ma d’altra parte è positivo sensibilizzare la massa a queste problematiche.

Cosa vi aspettate dal vostro futuro universitario e lavorativo? V: Di realizzare i miei sogni dando sempre il meglio di me. M: Io spero semplicemente di laurearmi in tempo decente e di continuare gli studi specialistici all’estero.

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