Acerra, il 13 ottobre manifestazione contro l”inceneritore

di Redazione

l'inceneritore di Acerra in costruzioneACERRA (Napoli). Il “caso Campania” è diventato sui media italiani ed internazionali un simbolo di cattiva gestione, di malaffare, di clamoroso fallimento per un’intera classe dirigente che dovrebbe solo dimettersi, incapace di articolare un piano di smaltimento dei rifiuti minimamente razionale ed efficiente e di sottrarre il territorio all’azione delle ecomafie.

Con i numeri sconcertanti del disastro ambientale e sanitario (il 43% del territorio nazionale inquinato, esclusa la Sardegna, si trova in Campania; nei comuni dove sono presenti discariche legali e illegali c’è un rischio di malformazioni congenite dell’84% in più; in Campania secondo i dati dell’OMS vi è un aumento dell’incidenza tumorale del 12%) si è alimentata una retorica cinica e rassegnata sull’eterno degrado del meridione italiano, su una sorta di cronica e quasi “antropologica” incapacità di tutelare il bene comune.

La realtà però è più complessa: nel dramma campano, intrecciati con le servitù sociali che affondano le radici in tutto il secolo scorso, si manifestano gli aspetti più aggressivi della modernizzazione autoritaria e liberista. Una minaccia sul presente e il futuro delle nostre comunità, un monito contro popolazioni, cittadini e comitati che resistono alla devastazione del territorio, dai No-Tav al No-Mose, dalla battaglia contro le centrali turbogas alla smilitarizzazione del territorio fino alla difesa dei beni comuni come l’acqua pubblica. Innanzitutto un capitalismo parassitario, incontrollato e autodistruttivo, disponibile a sventrare il territorio per massimizzare i profitti: in Campania al disastro nella gestione dei rifiuti solidi urbani si somma uno smaltimento abusivo di enormi dimensioni di rifiuti tossici e industriali che va avanti da decenni.

 Larghe fette del territorio sono state svendute alla funzione di pattumiera di cicli produttivi inquinanti per ammortizzarne significativamente i costi economici. Con un giro d’affari per miliardi di euro, non è eccessivo rimarcare che oggi la “pattumiera Campania” contribuisce in maniera significativa al mantenimento del tasso di profitto e alla composizione del PIL nazionale! Come vi contribuisce del resto con una mano d’opera ancora sottopagata e a nero e con la forza lavoro migrante meridionale che ha ripreso ad aumentare in maniera esponenziale. Un ruolo garantito da comitati d’affari legali ed “extra-legali”, ma anche dal ceto politico locale e nazionale. Un destino simile a quello di parecchie aree del Sud del mondo, come la Somalia, zone magari in ombra rispetto all’attenzione dei media mondiali.

La logica, del resto, è la stessa delle continue aggressioni militari finalizzate allo sfruttamento incondizionato delle risorse ambientali ed energetiche. Altro elemento chiave è la questione democratica, sempre più svuotata di contenuti e strettamente connessa all’emarginazione dei ceti subalterni.

In Campania, in circa 14 anni di commissariamento “straordinario” sulla gestione dei rifiuti, la “politica dell’emergenza” è diventata una strategia, un dispositivo per drenare soldi pubblici sottraendo le scelte ad ogni espressione di volontà popolare. Da Rastrelli a Bassolino, dal centrodestra al centrosinistra, un accordo trasversale e consociativo ha espropriato ogni luogo democratico per consegnarsi agli interessi di comitati d’affari come il gruppo Romiti (oggi sotto inchiesta della magistratura). In più, la resistenza sociale contro gli inceneritori mortiferi e le mega-discariche, viene diffamata come rigurgito egoistico e localista, incapace di un discorso pubblico generale, quando non addirittura fiancheggiatrice di interessi mafiosi. Un incredibile ribaltamento di ruoli, se pensiamo all’illegalità di molte scelte istituzionali, come le discariche di immondizia “tal quale”, o la scelta di aree protette e cave precedentemente sequestrate, dove gli sversamenti commissariali finiscono per funzionare da sanatoria di quelli abusivi, ricoprendo e quindi occultando definitivamente i precedenti sversamenti tossici altamente inquinanti.

Il muro di gomma dei poteri e degli interessi continua così a ostacolare una messa in discussione vera del piano rifiuti, una valutazione autentica delle alternative possibili nel rispetto di salute ed ambiente e garantisce invece la riproduzione di gruppi dirigenti delegittimati dalla gente e dai fatti. E’ questa una condizione emblematica di quello che in diverse forme avviene in tutto il paese: l’autismo dei poteri forti prevarica i voleri delle comunità e porta avanti una gestione del territorio fondata esclusivamente sull’ utilizzo di inceneritori e discariche, costruzione di centrali termoelettriche a olio combustibile, a carbone, a turbogas, progetti di rigassificatori oltretutto ancora da sperimentare, proliferazione di insediamenti industriali altamente inquinanti e nocivi in aree urbanizzate e a ridosso di aree agricole. La politica delle grandi e piccole opere che vede una sostanziale continuità tra Berlusconi e Prodi. In un contesto in cui corruzione, commissariamento dei poteri democratici, istituto della “concessione” in regime emergenziale, diventano altrettante strade per tutelare l’arricchimento privato contro il benessere collettivo.

 Una situazione che accomuna le battaglie dei comitati ambientalisti campani a quanti, dalla Val di Susa e Vicenza fino alla Sicilia, si scontrano con l’impermeabilità della decisione istituzionale rispetto alla volontà delle comunità. Una situazione che ha spinto comunità, comitati e associazioni a riunirsi nel patto di mutuo soccorso ed a produrre dal basso un nuovo discorso pubblico, autonomo in difesa dei beni comuni. Una solidarietà e una condivisione che si è già espressa anche a Napoli nella manifestazione nazionale del 19 maggio. In questo quadro, tra i momenti chiave che nell’autunno attendono il movimento nazionale, c’è “l’inaugurazione” dell’inceneritore di Acerra prevista in ottobre. Bloccare questo passaggio scellerato è fondamentale! Stiamo parlando dell’inceneritore più grande, inquinante e obsoleto d’Europa in una cittadina assurta a simbolo della devastazione ambientale, che per un colmo paradossale e beffardo è stata riconosciuta “Comune in emergenza diossina” già al tempo del governo Berlusconi…

In questi giorni è stato chiuso l’inceneritore di Montale (Pistoia) per immissione di sostanze tossiche fuori norma, poche settimane fà la Corte Europea ha condannato Brescia per il suo inceneritore costruito senza una vera valutazione d’impatto ambientale, mentre giorno dopo giorno vengono alla luce nuove informazioni scientifiche sul carattere mortifero di questi impianti, non solo per la diossina ma anche per l’impatto delle patologie da nanoparticelle e per il difficile smaltimento delle polveri residue (circa un terzo della spazzatura bruciata si trasforma in ceneri altamente tossiche da smaltire in discariche speciali). Acerra, inoltre, è davvero un simbolo della privatizzazione delle forme di governo pubblico: l’appalto che consegnò alla FIBE, oggi sotto processo ma comunque a lavoro in quel cantiere, lo smaltimento del ciclo rifiuti, le delegò anche la scelta dei territori dove dislocare gli impianti! Quest’inaugurazione avverrebbe in contemporanea allo sblocco dei progetti di incenerimento in Sicilia e al rilancio degli altri inceneritori in Campania, da quello di Santa Maria la Fossa (Ce) alle rinnovate indicazioni in tal senso del sindaco di Salerno sul proprio territorio.

Il mega-inceneritore di Acerra è una minaccia per tutta la regione, il fondamento di un piano rifiuti inquinante come quello attuale, una barriera potenzialmente insormontabile per l’avvio di una seria politica della raccolta differenziata, perchè diventerebbe automaticamente antieconomico. Ma soprattutto rappresenta l’estrema ancora per il mantenimento di una gestione istituzionale che, pur delegittimata dal disastro attuale, ha già annunciato l’arrivo di circa 30 miliardi di euro(!) per le “politiche ambientali”. Un’enorme pioggia di denaro, dalla nuova gara sullo smaltimento dei rifiuti alle bonifiche. Risorse che rischiano di essere nuovamente gestite e sprecate secondo le pratiche opache che da quasi trent’anni (commissariamento alla ricostruzione del terremoto e poi commissariamento all’emergenza rifiuti) asfissiano la regione, con effetti distruttivi sulla qualità della vita sociale e della salute. Ne sono un esempio i “progetti pilota sulla raccolta differenziata” appena partoriti dalle istituzioni campane che, coinvolgendo strumentalmente settori di associazionismo cattolico e di volontariato, oltre a costituire il chiaro tentativo di alimentare divisioni nel movimento, presagiscono pericolosamente un piano rifiuti dove la raccolta differenziata, lasciata al privato, diventa solo una operazione demagogica e di facciata invece di una vera alternativa alla politica di incenerimento.

La Rete campana dei comitati in difesa della salute e dell’ambiente, che in questi mesi ha connesso le resistenze sociali da Serre a Terzigno, da Giugliano a Lo Uttaro e Napoli, insieme alla Rete nazionale Rifiuti Zero, rivendica una radicale alternativa alle scelte attuali, la partecipazione, il controllo. Chiediamo di abbandonare inceneritori e megadiscariche per:

– Investire da subito in forme generalizzate di raccolte “porta a porta”, a partire dalla frazione putrescibile e con finalità di riciclaggio. – Chiudere con le fallimentari gestioni dei commissari straordinari, costosissime e antidemocratiche.

– Restituire – dovunque sia stato calpestato – il potere di programmazione e di gestione alle comunità attraverso un percorso di reale partecipazione democratica e dal basso, previsto anche nelle convenzioni europee (Aarus, Alborg) e sistematicamente violata.

– Chiudere da subito e totalmente – senza deroghe di sorta – con la truffa dei sussidi all’ incenerimento (Cip 6 e Certificati Verdi)

– Puntare alla riduzione a monte dei rifiuti e far decollare davvero produzioni pulite, progetti estesi di riciclaggio e di compostaggio, sostituire gli inceneritori con sistemi di trattamento meccanico/biologico TMB

– Il monitoraggio costante contro gli sversamenti abusivi e un’operazione trasparente di bonifiche del territorio, sotto controllo pubblico. Tutto ciò consentirebbe di creare anche migliaia di nuovi posti di lavoro.

Al tempo stesso sono indispensabili finalmente norme nazionali come quelle sugli imballaggi per perseguire l’obiettivo progressivo dei rifiuti zero, gia adottato da molte grandi città e stati. Un obiettivo realizzabile a patto di abbandonare l’ideologia della crescita indifferenziata che è distruttiva dell’ambiente e della salute. Un’alternativa praticabile anche in Campania, dove, a dispetto della propaganda più opportunista, ovunque è stato applicato un progetto serio di raccolta differenziata porta a porta (da Acerra a Grumo Nevano) ha prodotto risultati considerevoli in brevissimo tempo. La continua mobilitazione delle comunità e delle realtà di base, malgrado le campagne intimidatorie della stampa, una dura repressione e l’autoritarismo del potere, ci dimostra che le popolazioni non hanno smesso di credere nel proprio ruolo e nella fattibilità delle alternative.

Nell’affermare il diritto di resistenza delle comunità, facciamo appello ai comitati di cittadini, alle comunità resistenti, alle reti nazionali (acqua pubblica, No centrali, No elettrosmog, NO Mose, NO Tav, No Dal Molin, Altragricoltura), ai movimenti, al mondo del lavoro, all’associazionismo, per costruire una mobilitazione nazionale a Napoli il 13 Ottobre prossimo. Per dire no all’apertura del mega-inceneritore di Acerra e alla devastazione ambientale, per un piano rifiuti radicalmente diverso, senza inceneritori e megadiscariche, scritto con la partecipazione di comunità e comitati in lotta. Con una piattaforma comune che, insieme alle altre mobilitazioni dell’autunno, dai No-Tav, ai No Dal Molin, abbia come obiettivo primario nello scontro per un altro modello di sviluppo, il rilancio del protagonismo popolare e della democrazia dal basso in tutte le scelte decisive sul futuro delle comunità, sulla salvaguardia dei territori, della salute e dei beni comuni!

Rete Campana dei Comitati per la difesa della salute e dell’ambiente Rifiuti Zero Campania

Per info/contatti/adesioni: retecampanasaluteambiente@noglobal.org

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