CASAL DI PRINCIPE. Nel bene confiscato abiteranno i carabinieri. L’amministrazione comunale di Casal di Principe, guidata dal sindaco Cipriano Cristiano ha deciso di destinare la casa confiscata a Dante Apicella, elemento di spicco del clan dei casalesi, condannato nel processo Spartacus a quattro anni di reclusione, in alloggi destinati ai militari della locale caserma, in via Vaticale.
I 281 metri quadrati, divisi in due piani e garage, saranno trasformati in due appartamenti. L’assegnazione per due nuclei familiari sarà decisa in un secondo momento e sulla base di una graduatoria opportunamente stilata. A presentarne domanda per riavvicinarsi a mogli e figli sono in genere carabinieri di grado. L’immobile si trova in via Benevento e l’ok dell’amministrazione è arrivato con una delibera di giunta e l’invio questa mattina, di tutti i dati tecnici e planimetrici agli uffici della prefettura di Caserta. Uguale destinazione, secondo la richiesta avanzata dal capitano Alfonso Pannone, dovrebbe avere anche il bene al civico 608 in Corso Umberto I. Una ex proprietà dello stesso Apicella, di 450 metri quadrati costruito su oltre 1000 metri quadri di terreno, stimato in 600 mila euro, che l’assessore delegato alla 328 e alle politiche sociali Vincenzo Noviello vorrebbe però trasformare in una sorta di casa famiglia per donne sfruttate. A chiederne la gestione è già stato un consorzio di cooperative onlus. «Il fenomeno – spiega Noviello – ormai non è più negabile. Le donne vengono maltrattate fisicamente e psicologicamente e spesso ad impedirle di denunciare i fatti o di allontanarsi dalla situazione di pericolo è la mancanza di un ricovero per se stesse e per i loro figli. Offrendo loro una casa quel che concederemmo sarebbe una via d’uscita in grado di salvare la vita, anche alle tante donne costrette a prostituirsi. Immigrate che arrivano in Italia con la promessa di un lavoro e che si ritrovano poi, in strada senza più alcuna dignità». A poter far decidere per questo tipo di uso sociale potrebbe essere anche la scelta della compagnia casalese di rinunciare all’attribuzione. Le ragioni sarebbero di tipo economiche, ogni immobile infatti, dopo la confisca il più delle volte ha poi bisogno di lavori di ristrutturazione.
Il Mattino (TINA CIOFFO)