PIGNATARO MAGGIORE (Caserta). I killer della camorra vogliono bloccare le inchieste di un giornalista della Gazzetta di Caserta. Obiettivo dei sicari la casa di Salvatore Minieri, da tempo impegnato in pericolose inchieste sulle cupole politico-affaristiche-mafiose locali.
Il commando entrato in azione nella notte tra domenica 20 e lunedì 21 gennaio ha sparato, con fucili caricati a pallettoni, da un”autovettura che si è fermata all”altezza dellabitazione della famiglia Minieri. Puntando direttamente alle finestre illuminate, uno dei killer ha esploso la micidiale scarica di pallettoni senza neanche scendere dallauto. I proiettili, fortunatamente, sono stati bloccati dalla pesante lastra di ferro del cancello; in caso contrario, avrebbero raggiunto Salvatore Minieri che, dietro una delle finestre, era intento a guardare un film. Appena udito gli spari, Minieri ha subito capito che lui era lobiettivo designato. Se l”aspettava da tempo. Salvatore Minieri si occupa da alcuni mesi dei beni confiscati alla camorra. Anche negli ultimi giorni si era occupato di un immobile confiscato rimasto, però, ancora sotto il controllo della criminalità organizzata. Appena sè diffusa la notizia dell”attentato, sono pervenuti gli attestati di solidarietà alla famiglia. I primi ad accorrere sono stati i colleghi Enzo Palmesano, Davide De Stavola e Carlo Pascarella. Pur perfettamente conscio dei pericoli che corre, Minieri è deciso a continuare caparbiamente il suo impegno contro la camorra. La solidarietà della popolazione è giunta anche alla madre del cronista, la professoressa Antonella De Lucia, vedova di Pasquale Minieri, pubblicista e sindaco di Pignataro Maggiore. Salvatore Minieri ha un fratello, Gianpio, maresciallo dei carabinieri. Il militare è stato informato telefonicamente proprio dai carabinieri della Stazione di Pignataro che, intervenuti sul posto, hanno immediatamente effettuato i rilievi del caso. Le prime indagini, che di sicuro ruoteranno intorno al filone della cosiddetta notte delle bombe del 31 dicembre 2007. Lo scottante fascicolo è nelle mani del pubblico ministero Giovanni Conzo della Direzione distrettuale antimafia, considerato uno dei migliori magistrati italiani. Nonostante ciò le indagini hanno bisogno di unaccelerata. Se non si perviene in tempo a capire cosa stia realmente accadendo a Pignataro Maggiore qualcuno dei giornalisti potrebbe rimetterci la pelle. Occorre mettere insieme tutte le diverse indagini attualmente in mano alla polizia, ai carabinieri, alla Procura di Santa Maria C.V. alla Direzione antimafia di Napoli ecc. Se si guarderà al quadro complessivo, si capirà che politica, camorra e affari hanno un solo interesse: impedire che si accendano i riflettori su Pignataro. Non è un caso che le ire dei politici e dei camorristi sulle varie inchieste coincidono quasi sempre. Non è un caso che i cronisti locali sono stati sottoposti alle pressioni politiche e alle minacce di morte ogni volta che hanno affrontato certi argomenti. È necessario intervenire contro chi manovra alle spalle dei giornalisti prima che ci scappi il morto. Lunica magra consolazione è che a Pignataro Maggiore i cronisti stanno facendo, con capacità e dignità, il loro dovere di giornalisti, scrivendo una delle più belle pagine del giornalismo dinchiesta. A tale proposito, chi vuole far sentire la vicinanza delle persone perbene a chi, ogni giorno, è messo a dura prova per informare la cittadinanza dei rapporti che intercorrono tra camorrae affari sporchi, può partecipate sabato 26 gennaio, alle ore 10.00, a Pignataro Maggiore, alla Manifestazione anticamorra – Solidarietà ai giornalisti minacciati, organizzata da Libera Informazione e Comitato anticamorra di Pignataro.