MARCIANISE (Caserta). Marcianise piange commossa la scomparsa del grande tenore Giuseppe Di Stefano. Il cantante lirico di fama internazionale era fortemente legato alla città per una vicenda che condizionò la sua vita di artista. video
Ecco come lo stesso Di Stefano raccontava quellepisodio così importante per la sua vita: Il fatto che cantavo mi aiutò sempre ad arrangiarmi sotto le armi. Cantavo in chiesa durante le funzioni religiose per militari: per questo le suore di Don Bosco mi passavano cibo scelto nella prigione, che era in unala del loro convento e nella quale finivo spesso perché non volevo fare le marce, Intanto facevo la posta al tenente medico sperando che trovasse il modo di mandarmi a casa in convalescenza. Il tenente medico si chiamava Giovanni Tartaglione, era di Marcianise: un bel giovane, puro di fede e di carattere, feroce con chi non era un eroe. Soltanto quando seppe che cantavo si decise a chiedere il mio trasferimento in infermeria, non come ammalato, ma come suo aiutante. Adorava la musica. Il mio compito era cantargli canzonette quando si faceva truce, ma non quelle del golfo, perché, diceva, non ero napoletano verace. Debbo la vita a Tartaglione. Un giorno venne lordine di partenza per la Russia: era la fine e lo sapevamo tutti. Poche ore prima della partenza Tartaglione mi chiamò nel suo studio. Passeggiava avanti e indietro, nervoso, cupo in volto: poi si fermò, mi fissò con una luce di furore negli occhi: «Come soldato». gridò «tu si nu fètente. Ma come cantante sono sicuro che un giorno sarai utile al nostro paese». Bastò un suo biglietto al comandante per farmi restare in Italia. Tartaglione mi scrisse poi dalla Russia. Venne promosso e cadde durante la ritirata. Solo 47 uomini tornarono del mio reggimento.