Marcianise piange il tenore Giuseppe Di Stefano

di Redazione

Giuseppe Di StefanoMARCIANISE (Caserta). Marcianise piange commossa la scomparsa del grande tenore Giuseppe Di Stefano. Il cantante lirico di fama internazionale era fortemente legato alla città per una vicenda che condizionò la sua vita di artista. video

Di Stefano, infatti, amava ripetere in ogni circostanza di dovere la vita ad un ufficiale medico che fece in modo che non partisse per la campagna di Russia, da dove ben pochi commilitoni tornarono vivi. Quell’ufficiale medico si chiamava Giovanni Tartaglione, era di Marcianise e morì anche lui prigioniero in Russia nel marzo del 1943 a Kantemirowka. Per questo episodio, che Di Stefano amava ricordare in ogni occasione, l’allora sindaco di Marcianise, Tommaso Zarrillo, gli conferì nel novembre del 1993 la cittadinanza onoraria grazie anche all’impegno del compianto Pietro Zinzi.

Ecco come lo stesso Di Stefano raccontava quell’episodio così importante per la sua vita: “Il fatto che cantavo mi aiutò sempre ad “arrangiarmi” sotto le armi. Cantavo in chiesa durante le funzioni religiose per militari: per questo le suore di Don Bosco mi passavano cibo scelto nella prigione, che era in un’ala del loro convento e nella quale finivo spesso perché non volevo fare le marce, Intanto facevo la posta al tenente medico sperando che trovasse il modo di mandarmi a casa in convalescenza. Il tenente medico si chiamava Giovanni Tartaglione, era di Marcianise: un bel giovane, puro di fede e di carattere, feroce con chi non era un eroe. Soltanto quando seppe che cantavo si decise a chiedere il mio trasferimento in infermeria, non come ammalato, ma come suo aiutante. Adorava la musica. Il mio compito era cantargli canzonette quando si faceva truce, ma non quelle del golfo, perché, diceva, non ero napoletano verace. Debbo la vita a Tartaglione. Un giorno venne l’ordine di partenza per la Russia: era la fine e lo sapevamo tutti. Poche ore prima della partenza Tartaglione mi chiamò nel suo studio. Passeggiava avanti e indietro, nervoso, cupo in volto: poi si fermò, mi fissò con una luce di furore negli occhi: «Come soldato». gridò «tu si’ nu fètente. Ma come cantante sono sicuro che un giorno sarai utile al nostro paese». Bastò un suo biglietto al comandante per farmi restare in Italia. Tartaglione mi scrisse poi dalla Russia. Venne promosso e cadde durante la ritirata. Solo 47 uomini tornarono del mio reggimento”.

Il tenore, di origini catanesi, è stato uno dei più grandi cantanti lirici italiani e tra i protagonisti della Scala, dove ha vissuto appassionate stagioni e di eventi memorabili con ventisei titoli, quarantatrè produzioni, centottantacinque recite. Il suo nome e il suo grande talento, di tenore dalla voce bene impostata e con una dizione chiarissima, sono legati anche al sodalizio artistico e affettivo con Maria Callas. I due avevano cantato insieme per la prima volta nel 1951 a San Paolo (Brasile) in occasione di una rappresentazione della Traviata diretta dal maestro Tullio Serafin. Assieme alla cantante greco-americana si esibì negli anni successivi in opere e concerti, registrando anche dischi di grande valore artistico e storico-documentario.
“Con la morte di Giuseppe Di Stefano – ha dichiarato l’assessore alla cultura Alessandro Tartaglione – se ne va un pezzo della storia della nostra città. Marcianise ricorda con affetto e commozione la scomparsa di questo grande artista la cui vita era legata a doppio filo alla nostra comunità per la riconoscenza che il cantante dimostrava per un valoroso figlio della nostra terra”.

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