MONDRAGONE (Caserta). Sei uno di cui mi fido e ne abbiamo vista qualcuna insieme, soltanto chi rischia insieme sa cosa significa questo maledetto lavoro e questa maledetta terra. Così Roberto Saviano, lo straordinario scrittore di Gomorra, ha parlato di Sergio Nazzaro, autore di Io, per fortuna cho la camorra (Fazi editore, 217 pagine, 14,50 Euro).
Il libro di Sergio Nazzaro reca come sottotitolo 24 ore al giorno, 24 ore di camorra, ogni ora, ogni giorno. Nazzaro racconta che cè unaltra Italia che vive sul confine tra la provincia di Caserta e Napoli. Posti come Mondragone, Castelvolturno, Arzano, Villa Literno, Aversa, Frattamaggiore. Un mondo a stento registrato dai media che se ne accorgono solo quando ci scappa un morto di troppo. Un mondo fatto di gente che ogni mattina riprende a lottare per la propria dignità senza alcuna garanzia di farcela e un mondo di gente che ha dichiarato guerra al mondo degli altri. E tra questi mondi allignano le storie di Sergio Nazzaro. Un giornalista scomodo che la camorra e il Sud se li porta appiccicati nello sguardo e nel furore di una prosa barocca e risentita. Nazzaro affonda le mani in una realtà fatta di sfruttamento, dolore, disoccupazione, morte, violenza, sottosviluppo. Il suo sguardo registra le piccole cose delle grandi tragedie che nessuno vuole vedere.
Le storie che nessuno racconta diventano 24 ore in terra di Camorra: un giorno come tanti altri. Rivelandone la tessitura segreta. I legami col resto del mondo. Nazzaro in queste vicende marginali di muratori abusivi, poliziotti mortuari, legionari napoletani, avvocati cocainomani, spacciatori e vedove di morti ammazzati, ci entra con tutte le scarpe. La sua rabbia è una disperata forma di compassione. Un atto di solidarietà e cruda testimonianza scandito con il ritmo serrato del vero romanzo dazione. Un romanzo duro e bruciante come la vita di tutti i giorni, tra lAsse mediano e