MADDALONI (Caserta). Una grande idea per una grande terra, al via, dal 12 al 20 luglio,la sesta edizione del Calatiafestival. Immancabile come lestate, ritorna in scena in città la kermesse ideata e organizzata dalla compagnia teatrale I Teatrando, che grazie agli sforzi profusi in questi anni, riesce a superare con merito il traguardo del primo lustro.
Come accade di frequente ed anche giustamente, a decretare il successo di un evento sono i numeri, e il Calatiafestival di numeri ne ha tanti. Infatti, difficilmente nel nostro territorio una rassegna di Teatro e Arte fatta da giovani “non” per i giovani ma per “chi si sente giovane”, ha riscosso così tanto successo durando per così tanti anni. Il Calatia, come affettuosamente ormai viene chiamata la manifestazione che si avvale della direzione artistica di Emanuele Esentato, è il vero esempio di come le associazioni del territorio, lamministrazione, gli enti e i cittadini stessi possano lavorare insieme per la realizzazione di un progetto comune riscuotendo il successo delle ultime cinque edizioni. E’ un progetto, questo, che va oltre il divertimento e lintrattenimento estivo. E’ un esempio di come e di quello che si deve fare per la nostra terra, quella che ci unisce e ci accomuna grazie alla lingua, la “lingua madre” che sarà il filo conduttore della rassegna. “Un giorno ho pensato di fare un lungo viaggio – ha raccontato Esentato – in giro per il mondo, straniero in terra straniera, e quando dopo cento anni sono tornato a casa, tutto ormai era cambiato: la gente, le strade, i palazzi. Però sapevo di essere nella mia terra, qualcosa mi diceva di essere ritornato casa e non i palazzi, le strade e la gente ma un suono, una musica
era la mia lingua, la lingua madre, nella quale ho trovato tutta la storia del mio popolo, i ricordi, le passioni, le vittorie e le sconfitte. La voce di mia madre che mi accoglie e mi dice che in fondo il cielo è sempre lo stesso. La voce di mio padre che mi dice di alzare la testa perché mai nessuno lo farà per me. La voce del mio cuore che mi dice di non sentirmi solo perché ovunque andrò porterò sempre con me la mia lingua”. Spetterà dunque, come sempre, alla commedia, quella autentica – in napoletano – a tenere banco nel prestigioso scenario del Museo Archeologico dell’Antica Calatia, da quello classico di Eduardo ad Ernesto Cunto, dai libri di Marcello D’Orta, mente e braccio di “Io speriamo che me la cavo” al folclore dei Corepolis, orchestra di musica popolare, con uno spettacolo in esclusiva infarcito di canti e balli al ritmo di zampogne, ciaramelle, flauti, clarinetto, chitarre, mandolini, fisarmoniche. Ancora più spazio allarte, con 20 artisti provenienti da tutta
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