GIUGLIANO. Dopo larresto del gruppo di fuoco della strage di Castelvolturno, restano ancora uccelli di bosco i super latitanti Antonio Iovine, Michele Zagaria e Giuseppe Setola.
Proprio questultimo, secondo gli inquirenti, potrebbe essere lautore dellomicidio di Lorenzo Riccio, il 37enne incensurato, dipendente della ditta di onoranze funebri, la “Russo & C.”, ucciso ieri in un agguato a Giugliano, in via Oasi del Sacro Cuore. Setola, il capo del gruppo di fuoco, è considerato dai pentiti come un macellaio o uno psicopatico squilibrato ed è il tassello che ancora manca agli inquirenti per concludere loperazione contro le nuove leve del clan dei casalesi che non esitano ad uccidere e ad incutere timore per ritagliarsi un ruolo da leader.
Una risposta allo Stato dopo gli arresti di Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo e Giovanni Letizia e all’operazione anti-camorra del governo che ha inviato 900 uomini nel casertano, tra militari e forze dell’ordine.Ma anche una vendetta trasversale anche se l’obiettivo non era Riccio ma la ditta, di cui è titolareLuciano Russo, che negli anni novanta aveva fatto arrestare il boss di Parete Domenico Feliciello (“Mimì’e cuglietilello”). Russo si presentò allincontro con Feliciello con addosso una microspia che registrò la conversazione e diede vita alloperazione “Caro estinto”. Infatti,Feliciello, presentandosi come emissario e luogotenente di Francesco Bidognetti (alias Cicciotto’e mezzanotte) che a Parete gestiva le pompe funebri “La concordia” assieme a Luigi Diana (alias’o Manovale ed ora collaboratore di giustizia), gli faceva presente che la sua ditta doveva versare una quota su ogni funerale allorganizzazione. La testimonianza e la collaborazione di Russo furono determinanti per sgominare all’epoca il clan Bidognetti. Questo, quindi, potrebbe essere il movente dellatroce delitto, che ricorda quello di Domenico Noviello, titolare di un’autoscuola a Castelvolturno, ucciso in estate perchè aveva denunciato i suoi estorsori.