Aversa – Si è chiuso il sipario sul “Jomelli/Cimarosa Festival” e, com’era prevedibile, in città quasi nessuno si è accorto di questo evento durato due mesi. Quando ho letto il progetto ho avuto dubbi fin dall’inizio su come era stato strutturato e ho aspettato la fine perché cosi i dubbi sono diventate più che certezze.
Di certo quando si fa partecipare poco la città nella stesura del programma e non si coinvolgono le associazioni (che in questi anni hanno creato manifestazioni culturali di spessore) e le scuole (quelle ad indirizzo musicale su tutte!) i risultati sono sotto gli occhi di tutti anche per la scarsa partecipazione di pubblico.
Tanti sono stati i punti che non sono andati. Basta iniziare dalla conferenza stampa (sic!) di presentazione svoltasi a Roma dove le persone presenti erano quelle portate lì dall’Amministrazione comunale. Credo che non ci sarebbe stata nessuna differenza se la conferenza stampa fosse stata fatta nella nostra città o forse sì, almeno qui da noi ci sarebbero stati i giornalisti visto che nella città capitolina non ce n’era nemmeno uno! Poi, passando alla ristrutturazione del sedile di san Luigi, il Sindaco, dopo aver ripreso il progetto di ristrutturazione che lui stesso aveva bloccato appena insediato, l’ha riaperto in pompa magna l’otto novembre annunciando quella mattina che sarebbe stato il centro propulsore di tutto il festival. Risultato: da allora, come c’era da aspettarsi, il Sedile di S. Luigi è rimasto sempre chiuso! Come, ancora, non parlare della comunicazione e della pubblicità fatta per il festival che se avesse funzionato avrebbe portato ad Aversa turisti da fuori provincia come minimo, per non parlare del sogno di turisti di fuori regione. Invece la comunicazione e la pubblicità per questo festival si sono distinte solamente per gli spropositati costi: un esempio? Solo per “posare” 13 banner si sono spesi 7200 euro!
E le visite guidate? Visti quante migliaia di turisti hanno fatto il tour della città, era meglio farle fare agli studenti aversani che così avrebbero conosciuto meglio la loro città. Tante altre critiche potremmo muovere a questo festival ma vogliamo che a farle siano i critici, gli addetti ai lavori, più ferrati di noi in tema. Tutti, di fronte a un bilancio così magro, ci poniamo e poniamo la domanda: allora di questo festival cosa rimane alla città?
Quasi niente se non la pubblicazione realizzata dall’ex Assessore alla Cultura (vuoi vedere che Ciaramella alla fine ha prodotto pure qualcosa di buono?) Nicola De Chiara su Niccolò Jommelli e il cortometraggio su Cimarosa che era stato già pensato dalla chiesa di Sant’Audeno alla Trinità poi non partito per mancanza di fondi.
Al tirare delle somme, anche il tanto strombazzato “Jommelli/Cimarosa Festival” ha dimostrato come l’Amministrazione attuale, oltre a non avere un Assessore ai grandi eventi e al turismo, perché dimessosi in aperto contrasto con l’oligarchia del Sindaco, non ha un piano strategico su come si sviluppa una città e su come, puntando sulla nostra grande storia e cultura, si possano portare turisti ad Aversa, dimostrando ancora una volta, come già evidenziato nell’approvazione del bilancio di previsione, di navigare a vista anche sui temi cruciali della cultura, del turismo e della promozione cittadina.
Il consigliere Michele Galluccio