Operazione “Scala Reale”, confermati i 21 arresti

di Redazione

carabinieriCASERTA. I carabinieri del nucleo operativo di Santa Maria Capua Vetere hanno eseguito 21 ordinanze di custodia cautelare, 20 in carcere e una ai domiciliari, a carico di persone già arrestate nell’operazione “Scala Reale”.

Il tribunale di Napoli, sposando pienamente le tesi investigative dei militari che in soli 5 mesi hanno portato a termine le indagini, culminate nell’operazione dello scorso 29 luglio, ha emesso i provvedimenti a carico di: Salvatore Amato, 53 anni, Antonio Amato, 47, Giuseppe Amato, 57, Rosa Amato, 32, Maria Giuseppa Casertano, 45, Antonio Barracano, 26, Alfonsina Varvella, 50, Claudio Varvella, 44, Fatos Hasbajrami, 25, Vilson Hasbajrami, 21, Ananie Nedelcu, 24, Vasile Nedelcu, 25, Petru Madalin Lucaci, 23, Alexandru Ionut Bodnariu, 26, Angelo D’Onofrio, 22, Pasquale D’Onofrio, 27, Virgil Apatrei, 24, Giovanni Paolella, 30, Raffaele Nappa, 29, Pasquale Di Donato, 28, Rosa Amato, 23, quest’ultima ai domiciliari.

L’attivita investigativa è stata avviata agli inizi di quest’anno con la finalità di disarticolare un’organizzazione criminale di tipo camorristico, dedita all’usura, all’illecita concorrenza mediante violenza e minaccia ed all’imposizione di videopoker negli esercizi commerciali ubicati prevalentemente a Santa Maria Capua Vetere e nei comuni limitrofi. Attraverso riscontri di polizia giudiziaria ed attività tecniche si è accertato che i componenti di tale organizzazione, gerarchicamente strutturata e con al vertice il pregiudicato Salvatore Amato, si rendevano anche protagonisti di frequenti scontri con altre bande criminali del posto per affermare in maniera crescente il loro controllo del territorio. Tale situazione aveva inciso notevolmente sulla situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica nel comune di Santa Maria Capua Vetere, tanto da indurre l’amministrazione locale a portare la vicenda all’attenzione delle autorità provinciali di pubblica sicurezza.

Il gruppo criminale otteneva guadagni molto ingenti attraverso prestiti ad elevatissimo tasso usurario e l’imposizione dei videopoker, non solo nei bar, ma anche all’interno di altre attività commerciali aperte al pubblico, quali rivendite tabacchi, edicole, negozi di frutta e verdura, ecc., estromettendo molte volte altre ditte concorrenti. Inoltre, con la truffa perpetrata ai danni dei giocatori attraverso la possibilità di controllo “da remoto” di ogni macchinetta da gioco. Vincite, queste, sempre percepite da soggetti inviati dall’organizzazione presso le attività commerciali dove la macchinetta stava per raggiungere il livello di “saturazione” (tecnica del cosiddetto “scoppio”). L’organizzazione, ancora, reimpiegava il denaro attraverso la gestione di altre attività commerciali che venivano da altri consociati gestite per conto di Salvatore Amato.

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