CASERTA. La Corte Internazionale dei Diritti dellUomo di Strasburgo ha dichiarato ammissibileil ricorso contro lo Stato italiano presentato lo scorso 31 luglio dai legali difensori di Ernesto Bardellino, fratello di Antonio, boss fondatore del clan dei casalesi, ucciso in Brasile nel maggio del 1988.
La difesa si era rivolta alla Corte Suprema Europea protestando la violazione dei Diritti Umani per la confisca dei beni eseguita ad inizio estate nei confronti del loro assistito.
La misura di prevenzione personale e patrimoniale, sostengono gli avvocati Pasquale Cardillo Cupo e Guglielmo Raso, viene applicata a soggetti appartenenti ad associazioni per delinquere di stampo mafioso o camorristico mentre “Bardellino nonè stato mai condannato per questo reato”.
Nel primo maxi-processo Spartacus al clan dei casalesi, lex sindaco di San Cipriano dAversa, da quasi 30 anni residente a Formia, fu assolto in primo e secondo grado. Oggi, lamentano i suoi difensori,è “sostanzialmente incensurato e senza alcun carico pendente”.
Per questa presunta violazione dei diritti umani, Bardellino ha chiesto allo Stato italiano un maxi-risarcimento da 100 milioni di euro. Il fascicolo sarà ora istruito da un giudice inglese che in ogni probabilità chiederà una relazione al Ministero della Giustizia Italiana. Successivamente, la Camera designata della Corte Internazionale emetterà una decisione di merito.