Caserta, costringeva ragazza a prostituirsi: arrestata nigeriana

di Redazione

PoliziaCASERTA. La squadra mobile di Caserta, diretta dal vicequestore Rodolfo Ruperti, ha arrestato la nigeriana Akele Ufoma Glady, 40 anni, per estorsione e induzione alla prostituzione.

Secondo le indagini, la donna, dal 2007 al 2009, aveva costretto a prostituirsi nel casertano una giovane connazionale giunta clandestinamente in Italia.

La vittima, che nel suo paese faceva la parrucchiera, per aiutare la famiglia, veniva convinta da una cliente ad emigrare con la promessa di un lavoro come collaboratrice domestica. Prima di partire la giovane veniva sottoposta ad un rito “voodoo” impegnandosi a restituire la somma di 50mila euro, di cui ignorava il reale valore. Accompagnata da connazionali sempre diversi, la donna partiva per l’Italia, passando per la Costa d’Avorio, dove rimaneva oltre un mese, Tunisi, Barcellona e Torino.

Dal capoluogo piemontese, in treno ed autobus, raggiungeva Gricignano di Aversa (Caserta) dove veniva accompagnata presso l’abitazione della sua futura sfruttatrice. Questa, dopo averle assicurato qualche lavoretto da parrucchiera, le iniziava a prospettare che, poiché i guadagni erano esigui, avrebbe dovuto prostituirsi per potere restituire il debito di 50mila euro contratto alla partenza. Dinanzi al deciso rifiuto, la donna nigeriana iniziava a minacciare la sua “ospite”, prospettando gravissime conseguenze per lei e la sua famiglia a causa del rito “voodoo” a cui era stata sottoposta e con il quale aveva “giurato” di pagare l’esosa somma. Dopo minacce e aggressioni fisiche, e per il terrore delle conseguenze derivanti dal rito magico, la giovane iniziava a prostituirsi, “lavorando” dalle 6 di mattina alle 17 di pomeriggio e consegnando tutti i guadagni a “Gladys” che, complessivamente, riceveva oltre 15mila euro.

La vittima, trovato il coraggio di fuggire, si rivolgeva ad un’associazione i cui operatori la convincevano a sporgere denuncia alla questura di Caserta ottenendo così un permesso di soggiorno a “fini di protezione sociale”, come previsto dalla legislazione vigente in favore di coloro che, cittadini extracomunitari vittime di sfruttamento e violenze, denunziano i loro aguzzini.

Al termine di complesse indagini, la sfruttatrice, che nel frattempo si era trasferita nel napoletano insieme all’ignaro marito italiano ed ai suoi tre figli, veniva identificata ed individuata e, venerdì mattina, arrestata presso la propria abitazione.

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