Napoli – Duecento e più persone sedute ad ascoltare Toni Servillo, all’interno dell’“Open House” dell’editore Diego Guida, lo spazio culturale inaugurato a fine dicembre a via Bisignano. Una chiacchierata di oltre due ore – organizzata dall’associazione culturale “Vivo a Napoli” – con l’attore e regista, sul tema “Perché vivo a Napoli, dialoghi per chi resta”, intervistato da Emilia Leonetti e Andrea Renzi, tra i soci fondatori dell’associazione assieme a Giulio Baffi, Mario Franco e Giulio Maggiore.
Servillo ha ricordato i suoi primi anni di carriera, la sua “militanza teatrale”, lunga ben 35 anni. Dagli esordi artistici a Caserta, al suo arrivo a Napoli, dove nel 1987 fonda con Mario Martone e l’indimenticato Antonio Neiwiller, “Teatri Uniti”, oggi prodotto da Angelo Curti (presente anche lui all’incontro).
Presenti il sindaco Luigi de Magistris, gli assessori Alessandra Clemente ed Enrico Panini, lo scrittore Maurizio De Giovanni, il direttore dell’Espresso Luigi Vicinanza ed il rapper Lucariello.
In scaletta, nel dibattito, anche una domanda sul profondo studio di Servillo del teatro eduardiano, che ha riproposto sui palchi di tutto il mondo e, fino a domenica, porta in scena al Bellini con “Le Voci di dentro”. “Eduardo De Filippo è un gigante della nostra drammaturgia – ha detto – la sua opera, sempre attualissima, ricorda altri grandi, del calibro di Pinter e Beckett”.