C’è un film con la firma in calce di Alfred Hitchcock che avrebbe dovuto intitolarsi “Ferman Concentration Camps Factual Survey”, ma che non ha mai visto la pubblicazione. Una storia mai raccontata e che per quanto tale sembra essere assurda, impossibile.
Una storia che prende le mosse dal 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale in Europa, quando in Inghilterra un manipolo di soldati fu chiamato a imparare i rudimenti del cinema. Il motivo? Documentare l’orrore dei campi di concentramento e raccogliere prove contro il regime nazista. La direzione del fil, fu commissionata da Winston Churchill al re del thriller cinematografico, Hitchock .
Il film fu però censurato dal governo inglese dopo che la nazione strinse un’alleanza con Germania e Unione Sovietica. A riportare in vita quelle riprese è stato il regista Brett Ratner che, volendo realizzare un documentario, ha riprodotto la storia dei soldati chiamati a divenire film maker. Il documentario, che vede la collaborazione (alla voce narrante) di Helena Bonham Carter, sarà trasmesso dalla HBO il 26 e 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria e del settantesimo anniversario dalla liberazione del campo di Auschwitz.
La produzione del regista di thriller è un’appassionante inchiesta che, interrogando anche testimoni d’epoca (sopravvissuti, militari, gli operatori stessi), ricostruisce la movimentata storia di quel film interrotto, scomparso anche dalle filmografie del regista di Psycho, ma destinato a turbare Hitchcock per tutta la vita. Il re del brivido, che amava vantare la sue capacità di manipolazione («Io non dirigo gli attori, dirigo gli spettatori»), sapeva infatti che davanti a orrori di quella portata la reazione più diffusa sarebbe stata l’incredulità.
Per questo Hitch cercava inquadrature lunghe e continue, senza stacchi, come a mostrare con un solo movimento di macchina una scena, rendendola così libera da ogni possibile accusa.