CASERTA.Al via davantiai giudici della prima sezione della Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), presidente Elvira Capecelatro, il processo a carico di Giuseppe Setola, capo dell’ala stragista del clan camorristico dei Casalesi, …
… attualmente rinchiuso nel carcere milanese di Opera (da dove è previsto un collegamento in videoconferenza), e di altri affiliati alla cosca, Giovanni Letizia, Davide Granato, Alessandro Cirillo, Antonio Alluce e Oreste Spagnuolo, quest’ultimo divenuto collaboratore di giustizia dopo l’arresto assieme all’altro ex componente del gruppo Emilio Di Caterino.
Sono stati tutti rinviati a giudizio dal gup di Napoli, perché ritenuti gli autori della cosiddetta “strage di San Gennaro”, avvenuta a Castel Volturno, sul litorale domizio,il 18 settembre di un anno fa. Setola e gli altri coimputati sono, in particolare, accusati di avere ucciso a colpi di pistola e kalashnikov sei immigrati africani che si trovavano all’interno e all’esterno di una sartoria, la ‘Ob-Ob Exotic Fashion’ gestita da cittadini del Ghana. Sono anche ritenuti responsabili dell’omicidio del titolare di una sala giochi di Castel Volturno, ucciso poco prima della strage degli immigrati africani. Tutti gli imputati devono rispondere di associazione per delinquere di tipo camorristico e strage con finalità terroristiche.
Intanto, Casertasette.it riferisce che la giunta della Regione Campania e 4 presunti prossimi parenti delle sei vittime della strage di Castelvolturno non sono stati ammessi come parte civile al processo. Ammessi il comune di Casal di Principe (era presente anche il sindaco Cristiano Cipriano); l’associazione “Mo Basta” (presenti Francesco Marzano di Confindustria e Giovanni Allucci di Agrorinasce) e l’associazione “Ex Canapificio”. Riserva sulla costituzione di parte civile del comune di Castel Volturno che verrà probabilmente sanata alla prossima udienza del 23 novembre. La mancata accettazione della costituzione di parte civile della giunta regionale della Campania è legata ad una carenza di legittimazione nella procedura nella procura al sostituto processuale.
Il pm Alessandro Milita ha depositato inoltre un supplemento di indagine e chiesto alla Corte l’acquisizione di ulteriori atti cosiddetti non ripetibili. Il processo è stato caratterizzato da una breve schermaglia difensiva. In aula, protetto da sei uomini, c’era l’unico ghanese scampato alla morte che identificò erroneamente il pregiudicato Alfonso Cesarano, poi uscito dall’indagine in quanto scagionato dalla stesso pentito Spagnuolo che segue un processo con rito abbreviato a parte in fase di conclusione. Una dozzina gli avvocati impegnati tra difesa e parte civile.