Napoli, incastrato dal video-choc il killer della Sanità

di Emma Zampella

Arrestato Costanzo ApiceNAPOLI. Ha i capelli rossiccio-castano. Il filmato non dà certezza, ma gli inquirenti sembrano avere una pista.

È Costanzo Apice, pregiudicato 27enne, il sicario che nella mattina dell’11 maggio scorso ammazzò, sotto gli occhi dei napoletani, nei pressi di un bar della Sanità, Mariano Bacioterracino. Ad incastrarlo è stato il video choc che ha fatto il giro del mondo. Dal fermo immagine gli inquirenti hanno potuto individuare l’uomo, aiutati anche da una confessione confidenziale di un pregiudicato legato al gruppo Sacco-Bocchet­ti, gravitante attorno alla famiglia Moccia.

Il killer, preso a Castel Volturno, nel casertano, non si vedeva in giro da un po’ di tempo, confessano le voci di quartiere, informazione che non può essere presa con chiarezza, in quanto poco attendibile.Per accertare quanto dichiarato dalla fonte, la polizia scientifica farà dei confronti tra le fotografie prese dal video e quelle segnaletiche dell’uomo accusato: se i padiglioni auricolari, le arcate sopraciliari coincideranno, a quel punto non ci saranno dubbi. Il movente del delitto sarebbe stata una vendetta, che perdura da circa 34 anni, di Gennaro Moccia.

Il primo ad essere ucciso, in quanto ritenuto mandante dell’omicidio Moccia, fu Antonio Giugliano, ammazzato nel cortile di Castelcapuano per mano di un tredicenne e quindi non imputabile, Antonio Moc­cia, armato dalla stessa madre. Secondo gli inquirenti il movente del’omicidio di Mariano potrebbe essere attribuito alla sete di vendetta del clan anche dopo 34 anni, a giustificazione del fatto che un clan, quello di Secondigliano, non dimentica e non perdona. Estraneo alla vicenda invece sarebbe Gennaro Aiello, impiegato comunale, accusato di essere “lo specchiettista” dell’omicidio. Interrogato dal pm Sergio Ama­to, l’uomo si trovava lì per caso: si è fermato fuori al bar in attesa della figlia, con cui avrebbe svolto delle commissioni.

“Quella del video choc– precisa il procuratore Giovandomenico Leporeè stata un’extrema ratio alla quale sia­mo stati costretti a ricorrere perchè nessuno collaborava. La scelta ha dato risultati sotto il profilo processuale, ma il no­stro auspicio è quello di rag­giungere anche un altro risulta­to, favorire la presa di coscien­za dei napoletani e smuovere la loro indifferenza di fronte alla morte”. Combattere la camorra e i suoi omicidi, quindi, secondo il procuratore è possibile solo partendo dall’eliminazione dell’omertà e dell’indifferenza dei suoi napoletani, che ormai sembrano non farci più caso.

VIDEO – Consigliato ad un pubblico adulto

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