Marijuana sui pescherecci dall’Albania, 11 fermi a Catania

di Redazione

Catania – Su delega della Procura di Catania, la Polizia di Stato ha eseguito il fermo di oltre una decina di persone accusate di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

Agli indagati è contestata l’aggravante mafiosa, per legami con il clan Santapaola-Ercolano, la natura transnazionale del reato. Sono in tutto sedici le persone indagate destinatarie del provvedimento di fermo emesso dalla Procura distrettuale di Catania e riguardano gli organizzatori di un vasto traffico di marijuana tra l’Albania e la Sicilia, scoperto da indagini della Polizia di Stato. La droga arrivava, seguendo una rotta che passava dalla Grecia, nascosta su pescherecci siciliani.

La squadra mobile della Questura lo scorso anno, in due operazioni, il 3 aprile e il 21 maggio, ha già eseguito 11 arresti in flagranza di reato sequestrando anche 3,5 tonnellate di sostanza stupefacente per un valore complessivo di 16 milioni di euro. L’inchiesta è coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania diretta dal procuratore Giovanni Salvi, e contesta l’aggravante mafiosa per avere favorito Cosa nostra, attraverso la “famiglia” Santapaola-Ercolano.

Il provvedimento di fermo della Procura di Catania è stato eseguito nei confronti di 11 dei 16 indagati. Tra i cinque attualmente irreperibili ci sono Andrea Luca Nizza, dell’omonima “famiglia”, latitante dal 12 dicembre 2014, e un albanese che risulta detenuto nel suo Paese.

Le indagini della polizia di Stato hanno permesso di accertare la presenza, nei pressi di Durazzo, di un’organizzazione albanese capace di vendere ingenti quantitativi di marijuana e hashish. E a loro si rivolgevano, secondo la Dda della Procura etnea, tre gruppi per rifornirsi di grandi quantitativi di droga che arrivavano in Sicilia su pescherecci isolani, o su natanti messi a disposizione dagli stessi albanesi. Complessivamente, stima la squadra mobile, a Catania con questa tecnica sarebbero arrivati oltre 4 tonnellate di sostanza stupefacente, per un valore di decine di milioni di euro, che sono state sequestrate in diverse operazioni.

I tre gruppi che facevano “cartello” con gli albanesi, saltando l’intermediazione storica della ‘ndrangheta calabrese che ancora gestisce il mercato della cocaina, sono quelli dei fratelli Antonino e Rocco Morabito, del rione Picanello, della “famiglia” Nizza, ritenuta tra i clan leader per lo spaccio a Catania con la gestione di diverse “piazze” in città, e di Antonio Saitta, nello storico quartiere San Cristoforo. I gruppi, concorrenti tra loro, sarebbero collegati alla cosca Santapaola-Ercolano di Cosa nostra.

I soldi erano inviati all’organizzazione albanese grazie anche alla collaborazione dell’autista di bus che viaggiano tra la Sicilia e il Paese dell’Est Europa, che portava al gruppo anche schede telefoniche e cellulari “puliti” per tentare di evitare intercettazioni. Durante l’esecuzione dei fermi, disposti dalla Procura per il pericolo di fuga, la polizia di Stato ha sequestrato 13mila euro in contanti a uno degli indagati.

L’operazione, denominata “Spartivento”, è stata eseguita dalla squadra mobile della Questura e coordinata dal procuratore Giovanni Salvi e dal sostituto Antonella Barrera.

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