Vibo Valentia – I carabinieri hanno arrestato e posto ai domiciliari, con l’accusa di truffa aggravata, il sindaco di Nardodipace, Romano Loielo, di 43 anni, appuntato della Guardia di finanza in aspettativa da molti anni. Nardodipace, centro di 1200 abitanti nelle Serre vibonesi, è noto per essere il “comune più povero d’Italia”, i suoi abitanti cioè hanno il reddito pro capite più basso del Paese.
L’operazione ha portato anche all’arresto di altre tre persone mentre altre dodici dovranno presentarsi alla polizia giudiziaria. Tra queste anche la moglie del sindaco, Claudia Ienco, e un assessore comunale, Maurizio Maiolo.
La truffa contestata ai coinvolti ammonta a 100mila euro ed è stata commessa ai danni dell’Unione europea, dello Stato e della Regione Calabria. Secondo l’accusa, gli indagati si sarebbero appropriati di fondi pubblici finalizzati all’organizzazione di corsi di formazione per la creazione di posti di lavoro.
Il primo cittadino Loielo era stato candidato ed eletto dopo essere stato precedentemente dichiarato incandidabile. La dichiarazione di incandidabilità era scattata dopo che l’amministrazione comunale presieduta dallo stesso Loielo era stata sciolta nel 2012 per presunte infiltrazioni mafiose. Loielo aveva però presentato ricorso alla Corte d’appello di Catanzaro, che lo aveva accolto, consentendogli così di ricandidarsi e di essere rieletto nella tornata amministrativa del 2013.
La medesima inchiesta ha portato anche all’arresto di Romolo Tassone, 38 anni, figlio di un boss della ‘ndrangheta, e di Rocco Bruno, di 69, attualmente detenuto. Anche Tassone è accusato di truffa aggravata.