Matteo Renzi: “Non si è rotto il Nazareno, ma FI”

di Emma Zampella

Roma –  Non si lascia intimorire Matteo Renzi dalle ultime dichiarazioni politiche e assicura che “non si è rotto il patto del Nazareno: si è rotta Forza Italia”. Il presidente del Consiglio è pienamente convinto della propria azione politica tanto che asserisce: “Stiamo distruggendo il gruppo di Forza Italia al Senato. E abbiamo i numeri comunque, anche senza quelli che i giornalisti chiamano cespugli, ma vedrete che loro li riprenderemo, non hanno nessun interesse ad andarsene. Sul Nuovo centrodestra sono tranquillo. Rientrerà. Non ci sarà nessuno sconquasso, i ministri del Ncd resteranno al loro posto. E non si tratta di fare verifiche, la mia porta a Palazzo Chigi è sempre aperta e io con Alfano discuto sempre”.

I fatti sembrano dar ragione al premier, perché il ministro dell’Interno, intervistato dal Tg3 spiega di volersi tenere ben stretto all’alleanza con Renzi. Del resto, come dicono nello staff del premier se il leader del Ncd provasse a uscire dal governo “perderebbe i quattro quinti dei suoi parlamentari…”. Matteo passa poi ad argomentare la questione di FI, questione che sembra essere differente. Secondo il premier all’interno di Forza Italia c’è una divisione profondissima, data la presenza di molti consiglieri che indirizzano Berlusconi nella direzione sbagliata. Secondo il politico toscano, il Cavaliere pare abbia perso decisamente la bussola: “Io penso che al di là delle invettive e dei proclami di guerra di questi giorni sia tutta convenienza loro recuperare sulle riforme. Se non lo vogliono fare, pazienza, significa che intendono farsi del male da soli”. Laddove cadesse l’intesa con Berlusconi, Renzi potrebbe anche modificare la legge elettorale, anche se fino adesso ha detto che la stessa “non si tocca”.

Ragionamenti astratti questi anche perché “è sempre stato Berlusconi a volere l’intesa, però se qualche cattivo consigliere gli ha fatto balenare l’idea che avrebbe usato le riforme come arma di scambio con me, allora è cascato male. Io vado dritto, con lui o senza di lui e non accetto tentativi di condizionamento”. Qualche equilibrio, a seguito dell’elezione di Mattarella, sarebbe cambiato. Secondo i dati pervenuti a Renzi, la fiducia nel governo è salita di 4 punti e ora l’esecutivo si è attestato sul 51 per cento. Nel borsino dei leader il premier è in testa con il 50 per cento (+1), Berlusconi è al 19 (-2), Grillo al 14 (-2), Salvini al 26 (-3). Tra i partiti, sempre stando a questo sondaggio arrivato sul tavolo del premier a Palazzo Chigi, l’unico in crescita è il Pd che è al 36 per cento e guadagna quindi un punto. Una situazione che però non fa dormire sonni tranquilli, perché le cose complicate restano. Soprattutto per quanto attiene alla riforma del Senato e del quinto della Costituzione.

L’impressione è che Forza Italia stia iniziando le manovre per sfilarsi da quella riforma dopo la prima lettura. Un’ipotesi del genere complicherebbe non poco le cose al Partito democratico perché se rimanesse il bicameralismo perfetto l’Italicum resterebbe a metà: varrebbe per la Camera ma non per il Senato, dove resterebbe in vigore il sistema elettorale proporzionale. Ciò significherebbe per il Pd la prospettiva di una vittoria monca che gli consentirebbe di guadagnare il premio di maggioranza a Montecitorio, ma lo costringerebbe ad allearsi con altri partiti a Palazzo Madama. Esattamente ciò che Renzi non vuole, come ha spiegato “Porta a Porta”: “Il primo partito vince e governa, basta coalizioni, pentapartiti e altre cose complicate”.

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