Regionali, Fabozzi pensa alle giovani generazioni

di Redazione

Enrico FabozziCASERTA. “Incentivare l’uscita dal nucleo familiare attraverso una politica concreta di accesso alla casa con agevolazioni di carattere fiscale per le locazioni e di carattere finanziario per la contrazione di mutui finalizzati all’acquisto di abitazioni.

Incentivare il ‘fare impresa’ made in Italy con una formazione specializzata in Italia o all’estero, a patto poi che le professionalità formate rientrino ad esercitare nei nostri territori. Assicurare spazi, luoghi e facilitazione di spostamenti attraverso un sistema di trasporti efficiente, sicuro e accessibile a tutti. Investire sulla “Banca delle idee” garantendo formazione ed informazione ai giovani le cui famiglie non sono abbienti”.

Enrico Fabozzi, candidato al consiglio Regionale della Campania, detta l’agenda delle priorità a favore dei giovani che sono punto di partenza e punto di arrivo di questa sua entusiasmante campagna elettorale. Fabozzi ritiene determinante promuovere soluzioni ‘open source’, elemento strategico di innovazione, nella pubblica amministrazione per effettuare quel salto di qualità che vada nell’ottica di garantire efficienza e trasparenza sia per la pubblica amministrazione che per le piccole e medie imprese. Così come auspica l’allargamento del livello di partecipazione democratica, con leggi ad hoc che consentino ai ragazzi e alle ragazze di esprimere sin dalla giovane età le proprie idee e competenze. Insomma il suo impegno sarà tutto concentrato ad aumentare le opportunità e la pluralità di esperienze a favore delle giovani generazioni.

“Quanto all’ accesso al credito – aggiunge Fabozzi – va garantito anche per i giovani con contratti non tradizionali o di parasubordinazione. Oggi viene finanziato solo chi ha referenze. Questa dinamica va interrotta. Una politica del credito moderna e credibile è tenuta a finanziare la bontà delle idee. In questo la regione può intervenire offrendo le garanzie necessarie. Dobbiamo agire consapevoli che i giovani non chiedono assistenzialismo, bensì di uscire da un’esistenza sempre più precaria. Ci chiedono di declinare la flessibilità in modo positivo. Non come incertezza e diminuzione dei diritti, ma come certezza di apprendimento, luogo di transizione per evitare il rischio di finire nella disoccupazione. Così come, invece, purtroppo ancora troppo spesso accade oggi”.

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