CASERTA. Sono trascorsi 16 anni dalla morte di don Peppino Diana, ma il suo ricordo rimane impresso nella memoria di tutti quelli che lo hanno conosciuto e lo hanno apprezzato per la sua semplicità e per la sua capacità di stare insieme con gli altri.
Chi scrive è uno di questi che ha avuto la fortuna, anzi la gioia, di conoscerlo e di apprezzarne limpegno e la straordinaria vitalità, sempre e comunque nella massima serenità, con cui affrontava le problematiche, dei giovani in particolare. Soprattutto dei suoi allievi dellI.T.I.S. A.Volta di Aversa con i quali aveva un rapporto confidenziale. Ed è proprio in quellistituto scolastico che conobbi don Peppino ed ero immensamente contento di potergli essere utile ogni qualvolta mi si rivolgeva per trascrivergli, usando la macchina da scrivere (i computer allora erano per pochi), delle lettere, molte in lingua francese, che spediva ai preti dOltralpe per le missioni dei suoi scout e altre iniziative. Don Peppino era uno di loro.
E come non posso ricordarlo quando si impegnava in prima persona per organizzare una partita di calcio tra alunni e professori ed il suo invito a festeggiare lonomastico con i ragazzi della sua Parrocchia il 19 marzo di qualche anno prima di quella stessa data rimasta fatale per la sua vita terrena. E lintervista rilasciata a degli amici presentatigli allindomani del documento Per amore del mio popolo per un giornalino parrocchiale della vicina SantAntimo come se fosse il giornale più importante giornale nonostante il clamore che aveva già suscitato quel documento sui quotidiani nazionali.
La sua morte non è stata solo la scomparsa di una persona vitale, di un capo scout inesauribile, di un insegnante impeccabile e disponibile, di un testimone d’impegno civile: uccidere un prete, nella sua Chiesa, mentre si accingeva a celebrare la messa, è diventato l’emblema della vita, della fede, del culto violati nella loro sacralità. E’ stato lapice cui può giungere la barbarie camorrista. Il messaggio, l’impegno e il sacrificio di don Giuseppe Diana non possono essere dimenticati.
Il suo testamento spirituale, il documento contro la camorra “Per amore del mio popolo”, rappresenta un messaggio intenso e, purtroppo, di grande attualità. Non dimenticare don Giuseppe Diana significa testimoniare quotidianamente il suo messaggio d’impegno civile, di lotta alla criminalità organizzata, di costruzione di giustizia sociale nelle comunità locali, d’amore per la propria terra. C’è ancora bisogno di amare la nostra terra ed il nostro popolo.
C’è ancora bisogno di non dimenticare il messaggio, l’impegno e il sacrificio di don Giuseppe Diana, un prete semplice che ha sacrificato la propria vita per il riscatto della sua terra.