Terrorismo, Gentiloni: “Comunità diplomatica aumenti sforzi”

di Stefania Arpaia

Roma – Un colloquio telefonico è avvenuto martedì tra il ministro Gentiloni e il Segretario di Stato americano John Kerry. Durante il dibattito, i responsabili per la politica estera di Italia e Stati Uniti hanno discusso dell’evoluzione della crisi libica, ha riferito la Farnesina. 

La situazione continua a preoccupare non solo per l’avanzata di un gruppo terrorista che continua a fare vittime, ma anche per il conseguente flusso migratorio, sempre più generoso verso le coste italiane.

“Mentre il negoziato muove i primi passi, la situazione in Libia si aggrava. Il tempo non è infinito e rischia di scadere presto, pregiudicando i fragili risultati raggiunti”, ha riferito il ministro degli Esteri, in un’informativa in aula alla Camera.

“Il deterioramento della situazione sul territorio impone un cambio di passo da parte della comunità internazionale prima che sia troppo tardi. In Libia è evidente il rischio di saldatura tra gruppi locali e Daesh che richiede la massima attenzione”.

“L’unica soluzione alla crisi libica – ha sottolineato Gentiloni – è quella politica. Non vogliamo avventure e tanto meno crociate. Chiediamo alla comunità diplomatica di aumentare gli sforzi”.

In merito alla questione ha aggiunto: “Dire che siamo in prima fila nella lotta al terrorismo significa quello che stiamo facendo nella coalizione anti-Daesh in Siria e in Iraq, è il modo in cui un Paese democratico risponde alla barbarie, e lo fa in amicizia con la stragrande maggioranza della comunità islamica che rifiuta di veder sequestrata la propria fede. Di fronte alle minacce del terrorismo, la nostra forza è la nostra unità. La crisi in Libia si presenta oggi con un grave deterioramento del quadro di sicurezza, evidenziato con l’attacco all’Hotel Corinthia, le ripetute incursioni in campi petroliferi e la barbara uccisione di 21 cristiani-copti a Sirte: tale quadro ci ha portato a decidere la chiusura della nostra ambasciata, l’ultima rimasta aperta a Tripoli. Ringrazio tutti quelli che hanno collaborato al buon esito dell’operazione”.

“Lavoriamo con i nostri partner al Consiglio di sicurezza perché la missione Unsmil – la missione Onu in Libia- venga dotata di un mandato, mezzi e risorse in grado di accelerare il dialogo politico per la stabilità e la formazione di un governo di unità nazionale”.

“Dalla riunione del Consiglio di sicurezza di oggi – ha aggiunto – ci attendiamo la presa di coscienza al Palazzo di vetro della necessità di raddoppiare gli sforzi per favorire il dialogo politico. Le origini della crisi attuale vanno cercate negli errori compiuti anche dalla comunità internazionale nella fase successiva alla caduta di vecchio regime”.

Sul fenomeno degli sbarchi di clandestini che cercano rifugio nelle nostre terre ha detto: “La crisi in Libia sta aggravando il dramma di migliaia di persone che fuggono su barconi verso le nostre coste: il numero degli sbarchi da inizio anno ad oggi è aumentato del 59% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Sono arrivate 5.302 persone contro le 3.338 di un anno fa”. 

“L’Europa – ha concluso – è una superpotenza economica e come tale può andare oltre i 50 milioni di euro all’anno, spesi oggi per fronteggiare una simile emergenza”.

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