NAPOLI. Gli avevano appena iniettato il mezzo di contrasto per effettuare una tac quando ha avvertito un malore ed è morto.
E’ accaduto a Napoli, nel Centro di medicina Sdn. Nella struttura di via Gianturco è deceduto così un uomo di 69 anni, Carlo Sansiviero. Sia il personale medico che operatori del 118 hanno cercato in tutti i modi di rianimarlo ma non c’é stato nulla da fare. Sul fatto indaga la polizia.
UN’AMICA DI FAMIGLIA: “ERA SANO”. Una persona sana, con solo qualche problema alla prostata: un’amica di famiglia parla così di Sansiviero, tre figlie, un passato da fabbro e ora pensionato, secondo quanto riferisce l’amica di famiglia non aveva patologie. “Aveva fatto numerosi esami per questo problema alla prostata e la tac di oggi doveva essere l’ultimo – racconta – già altre volte aveva fatto la tac con mezzo di contrasto. Non sappiamo oggi cosa è successo”. Accompagnato dalla moglie, l’uomo ha ricevuto il mezzo di contrasto e poi il malore, cinque-dieci minuti dopo. “E’ entrato e non è più uscito – aggiunge l’amica – e i medici non hanno al momento fornito alcuna informazione ai familiari”. La famiglia Sansiviero si sarebbe già rivolta a un avvocato e starebbe valutando di denunciare la struttura medica. Intanto la salma sarà sottoposta a esame autoptico.
LA NOTA DELL’ISTITUTO. In una nota, la direzione dell’istituto Sdn di Napoli ricorda che “il pronto intervento dell’anestesista e di tutti i presidi idonei non ha potuto evitare il tragico evento, la cui causa sarà accertata con l’autopsia”. “E’ noto – conclude la nota – che i mezzi di contrasto danno luogo a una mortalità di un caso su 55mila. Dalle prime indagini interne il decesso sembra doversi attribuire a un arresto cardiocircolatorio”.
SIRM: “EVENTO RARO”. Morire per il mezzo di contrasto di una tac, come sarebbe successo al 69enne, è “un evento molto raro, che capita nell’ordine di uno ogni 10mila casi l’anno almeno. E’ bene tener presente che prima di ogni tac bisognerebbe fare l’esame della creatinina, che esprime la funzionalità renale. A spiegarlo è Luigi Solbiati, vicepresidente della Società italiana di radiologia medica (Sirm). “Mi auguro che prima di effettuare l’esame su quest’uomo – commenta Solbiati – siano state adempiute le normali operazioni che la precedono, e cioé la firma del consenso informato del paziente, che viene edotto dei rischi cui può andare incontro e che deve segnalare ad esempio se soffre di patologie, come il diabete, che possono minare la funzionalità renale”. Se infatti si ha un’insufficienza renale, “la tac con mezzo di contrasto non può essere eseguita. Per questo in tutte le strutture mediche non si dovrebbe fare una tac senza prima avere l’esame della creatinina del paziente”. Reazioni avverse possono verificarsi più spesso con mezzi di contrasto ‘ionici’, “che erano usati fino a metà anni ’80 e che scatenavano con una certa frequenza reazioni di questo tipo – continua Solbiati – Da quando sono stati introdotti i mezzi non ionici le reazioni allergizzanti sono calate nettamente, ma c’é ancora qualche struttura che usa i mezzi ionici”. Se, nel caso dell’uomo di Napoli, non si è trattato di “una reazione anafilattica – conclude Solbiati – può essere stato un collasso cardiocircolatorio, legato ad altre condizioni del paziente, come problemi cardiaci. Bisogna considerare che quando si fa la tac si inietta in vena un farmaco, quale è il mezzo di contrasto, che non è poca, pari a 70-100 millilitri, in un lasso di tempo molto rapido. Per quanto rari siano eventi come quello accaduto a Napoli, non bisogna dimenticare che la tac, come tutti gli esami, presenta una percentuale di rischio e va fatta solo quando necessario”.
COMMISSIONI PARLAMENTARI APRONO INDAGINE. La commissione sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari regionali, presieduta da Leoluca Orlando, ha aperto un’indagine sul caso. Il presidente della Commissione d’Inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, Ignazio Marino, ha intanto reso noto l’avvio dell’apertura di un’istruttoria dei Nas afferenti alla commissione del Senato “per comprendere in maniera più approfondita” le dinamiche e gli eventi che hanno determinato la morte dell’uomo. “Sul fatto – riferisce la nota diffusa dalla Commissione di Orlando – indaga la polizia ed è stata aperta un’inchiesta da parte della procura di Napoli per verificare se vi siano eventuali responsabilità da parte dei sanitari. Il magistrato ha disposto l’esame autoptico sulla salma per risalire alle cause del decesso che, come comunica in una nota la direzione dell’Istituto Sdn, sembra da attribuirsi ad arresto cardiocircolatorio”. “Procederemo, di pari passo con la magistratura, a far luce su quanto avvenuto”, ha detto Orlando. “Per questo abbiamo chiesto al presidente della Regione Campania con delega alla Sanità, Stefano Caldoro, una relazione dettagliata su quanto avvenuto, anche in ordine a eventuali responsabilità individuali. Una volta acquisite queste valutazioni”, conclude Orlando, “procederemo poi, come d’abitudine in simili circostanze, ad effettuare tutti gli accertamenti di competenza della Commissione parlamentare d’inchiesta”. “Verificheremo se al momento dell’arresto cardio-circolatorio del paziente durante la Tac fosse immediatamente disponibile nell’area della radiologia l’anestesista dedicato al servizio e se nella stessa area fossero permanentemente presenti e funzionanti le attrezzature cliniche necessarie per la rianimazione cardio-respiratoria”, ha spiegato invece Marino, annunciando l’apertura di un’istruttoria dei Nas afferenti alla commissione del Senato.