NAPOLI. Picchiato con dei tubi di gomma da “una squadretta di 4 o 5 persone con le divise della polizia penitenziaria, ma il volto coperto da passamontagna nero”.
E’ la denuncia di R.R., 24 anni, affetto da Hiv conclamato, alle spalle un lungo percorso criminale legato a rapine di cellulari e soldi che gli servivano per comprare la droga, ora detenuto nel carcere di Secondigliano, a Napoli. Il giovane ha chiesto”una immediata visita medico-legale per vedere i segni delle lesioni che ho sul mio corpo”.
A raccogliere l’esposto-querela, già depositato presso la Procura della Repubblica di Napoli, l’avvocato del ragazzo, Luciano Santoianni, che oggi ha reso pubblica la storia del presunto pestaggio avvenuto tra il 22 e il 23 aprile scorso, all’interno della prigione nella quale R.R. è detenuto dall’11 settembre del 2008.
Secondo il racconto reso dal ragazzo al suo legale, nel pomeriggio del 22 aprile gli uomini di cui parla nella denuncia l’avrebbero condotto dal reparto in cui si trovava in un’altra zona del carcere. Dopo un po’ sarebbero arrivati degli agenti di polizia penitenziaria che, a volto coperto e con dei tubi di pompa, avrebbero cominciato a picchiarlo. R.R. dice di aver trascorso la notte in quella cella, senza coperte, e di essere stato riportato nel suo reparto solo il giorno successivo. Il motivo che ha scatenato questo episodio, secondo l’avvocato e il suo assistito, le proteste di R.R. di fronte al diniego, da parte del Sert del carcere, di essere inserito nella lista degli assuntori di metadone. Il punto è, racconta il suo legale, che al momento del suo ingresso in prigione, R.R. non era assuntore dell’oppioide. “Ci ha raccontato di averne ricevuto da altri detenuti. – ha spiegato il legale – Dalle analisi che gli hanno fatto in carcere risulta esserci questa dipendenza da metadone. Abbiamo chiesto il sequestro della cartella”.
La prima a venire a conoscenza del fatto è stata la madre del ragazzo. “Il 23 aprile sono stata da lui per un colloquio premiale – ha raccontato – e mi sono accorta subito che qualcosa non andava: non mi aveva riconosciuto, era stonato”. Alla madre il giovane ha confidato l’accaduto, mostrandole i segni dei colpi ricevuti: “Su una mano, una gamba, alla testa e lamentava dolori al collo e alla schiena”. “Mi ha detto di informare subito l’avvocato – ha continuato la madre – perché aveva paura”. Solo il lunedì successivo, il 26 aprile, l’avvocato Santoianni è riuscito ad incontrare il suo assistito e a raccogliere la denuncia.