Napoli – Un verdetto di “assoluzione” per Alberto Stasi, raggiunto quasi all’unanimità. E’ quello registrato durante il processo simulato sul delitto di Garlasco, organizzato dall’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli nell’ambito dell’iniziativa “I Grandi Processi”, ciclo di incontri di orientamento alla scelta universitaria rivolto agli studenti delle scuole secondarie superiori della Campania, nato con l’obiettivo di spiegare ai giovani maturandi il funzionamento di una Facoltà di Giurisprudenza attraverso la ricostruzione dei grandi processi dell’attualità.
La scelta dell’università napoletana è caduta sull’omicidio di Chiara Poggi, compiuto il 13 agosto 2007, tra i fatti di cronaca più eclatanti degli ultimi anni, segnato oltretutto da un iter processuale complicato e ricco di colpi di scena.
Dopo la sfida tra la requisitoria di Gianluca Gentile, docente di diritto penale al Suor Orsola, nelle vesti di pubblico ministero del processo, e l’arringa dell’avvocato penalista Alfonso Trapuzzano, in qualità di difensore di Stasi, che hanno riesaminato tutti gli elementi probatori del processo, evidenziando da un lato le certezze dell’impianto accusatorio, costruito dalla pubblica accusa con il contributo della parte civile, e, dall’altro, i dubbi sull’interpretazione di molte prove, è arrivato il verdetto della giuria di studenti presieduta dal magistrato Gaetano Carlizzi.
Una camera di consiglio, rileva una nota degli organizzatori, “neanche troppo lunga, viste le idee chiare degli studenti”, che hanno sottolineato “l’assenza di un impianto probatorio certo e univoco” e “la mancanza del requisito dell’accertamento della colpevolezza dell’imputato oltre ogni ragionevole dubbio”. Elementi che hanno poi condotto al verdetto di assoluzione motivata da quella che una volta il codice definiva “l’insufficienza di prove”.
IL CASO – L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco, in provincia di Pavia, il 13 Agosto 2007, rappresenta uno dei casi di cronaca nera più controversi degli ultimi anni. A più di sette anni da quell’atroce delitto, la giustizia penale non si è ancora pronunciata in via definitiva.
La pubblica accusa non ha dubbi: l’unico responsabile sarebbe il fidanzato di Chiara, Alberto Stasi, colui che quella tragica mattina chiamò i soccorsi affermando di essere entrato nell’abitazione della ragazza e di averla trovata morta. La difesa, invece, obietta che le indagini avrebbero trascurato di coltivare altre piste investigative, e che il quadro indiziario a carico di Stasi sarebbe precario. Valutazione, quest’ultima, fatta propria dai giudici sia in primo grado sia in appello, dove Stasi è stato assolto per non aver commesso il fatto.
La Corte di Cassazione ha poi però annullato la sentenza di appello, perché in essa non si sarebbe fatto buon uso dei criteri di valutazione della prova indiziaria, ed ha rinviato il caso ad altro Giudice. Da qui la recente condanna, il 17 dicembre 2014, di Alberto Stasi a 16 anni di reclusione per l’omicidio di Chiara Poggi.