Minorenni costrette a “iniziazione sessuale” per entrare in casa famiglia

di Redazione

Brescia – Ragazzine tra gli 11 e i 17 anni ospiti di una comunità a Berzo Demo, in Vallecamonica, nel Bresciano, erano sottoposte ad una sorta di rito di iniziazione a sfondo sessuale per far parte della struttura.

La Procura di Brescia, che ha indagato sugli episodi, ha rinviato a giudizio i due figli del titolare della casa famiglia. A denunciare il primo caso di abusi raccontando quella sorta di iniziazione sarebbe stata una bambina di 11 anni.

Nei guai, come riporta Il Giorno, sono finiti due giovani, figli del titolare della casa famiglia, che devono rispondere di violenza sessuale. Martedì i due compariranno davanti alla prima sezione penale del tribunale di Brescia dopo il rinvio a giudizio disposto per loro dal Gup del tribunale di Brescia, Maria Chiara Minazzato.

I fatti contestati vanno dal 2006 al 2013, periodo in cui la casa famiglia della Vallecamonica ospitava solamente ragazze. Oggi invece – per la struttura non sono mai scattati provvedimenti – gli ospiti sono maschi e femmine. Si tratta di ragazzi tolti alle famiglie d’origine e inseriti in un progetto di riabilitazione sociale.

Sono almeno otto le ragazzine che hanno raccontato agli inquirenti di essere state costrette al rito di iniziazione. Secondo il loro racconto venivano portate in una cantina e costrette ad atti sessuali. Le ragazzine, nel periodo di permanenza nella casa famiglia, si sarebbero confidate tra loro, ma non avrebbero mai avuto il coraggio di denunciare quanto era accaduto. Chi delle giovani avrebbe provato a raccontare del rito di iniziazione non sarebbe stata creduta.

A far scattare l’indagine era stata la confidenza di una delle vittime (una bimba di 11 anni) che, scrivendo una lettera alla madre residente lontano da Brescia, aveva raccontato di quanto sarebbe stata obbligata a fare.

Determinanti poi le ricostruzioni dei fatti da parte di alcune presunte vittime che nel frattempo, raggiunta la maggiore età, hanno lasciato la casa famiglia e si sono trovate in condizioni di poter raccontare al meglio senza il timore di essere punite. Alcune delle presunte vittime sarebbero invece ancora ospiti della struttura.

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