Frode fiscale con auto di importazione: 3 misure cautelari e 48 indagati

di Redazione

Pasquale Pirraglia CASERTA. A conclusione di un’articolata indagine, coordinata e diretta dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, la Tenenza della Guardia di Finanza di Capua ha eseguito tre ordinanze di misure cautelari personali …

… nei confronti di soggetti facenti parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti di emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, condotta realizzata anche attraverso la illegale importazione e commercializzazione sul territorio nazionale di auto provenienti da paesi Ue. Si tratta di: Pasquale Pirraglia (nella foto), 41 anni, nato ad Acerra, finito agli arresti domiciliari; Vittorio Petrella, 25, con obbligo di dimora nel Comune di Bellona; Salvatore Ferrara, 32, con obbligo di dimora nel Comune di Sabaudia (Latina).

L’indagine ha portato alla luce un ramificato e complesso sistema costituito da una fitta rete di imprese nazionali – aventi sede nel territorio campano laziale e toscano quali Formula Auto srl, Centro Auto Campano 2 srl, Digicar, M.C. Auto 2 srl, Autoferrara srl e S.P. Auto ed estere quali Glamour Cars s.r.o. e VI.PRO. Production s.r.o. con sede a Praga, Full Car KFT con sede in Ungheria, gran parte delle quali risultate vere e proprie “cartiere” operanti nei paesi dell’Est Europa. Attraverso tali società, il principale indagato, Pasquale Pirraglia, unitamente agli altri associati, ha posto in essere una condotta finalizzata a: frodare il Fisco nazionale per circa 30 milioni di euro; permettere ai reali soggetti economici, acquirenti delle auto, di godere di notevoli vantaggi fiscali; permettere ad alcune imprese nazionali di lucrare enormemente sulla importazione di auto nuove ed usate da Paesi Ue, sfruttando il vantaggio commerciale illecitamente acquisito, a danno degli imprenditori onesti operanti nello stesso settore commerciale, dovuti al ribasso dei prezzi di vendita praticati; occultare e, conseguentemente, non dichiarare al Fisco, una consistente parte dei corrispettivi incassati dalla vendita delle auto, attraverso un simulato conto esposizione che, in tal modo articolato, permetteva di sfuggire a qualsivoglia controllo contabile; costituirsi delle disponibilità finanziarie all’estero attraverso un continuo flusso finanziario di denaro contante diretto soprattutto in Germania, utilizzando anche conti correnti esteri.

Il vasto disegno criminoso, riferiscono dalla Procura, veniva realizzato soprattutto nelle provincie di Caserta e Napoli, territorio notoriamente influenzato dagli innumerevoli interessi economici appetibili alle organizzazioni malavitose, particolarmente attente alla gestione dei proventi derivanti dalla importazione fraudolenta di autoveicoli da paesi della Ue e dalla successiva commercializzazione degli stessi, nonché nelle provincie di Latina e Prato attraverso soggetti particolarmente legati a Pirraglia.

Le condotte illecite venivano realizzate attraverso l’utilizzo di società nazionali ed estere anche grazie ad “intestatari compiacenti” delle autovetture i quali, pur apparendo formalmente come privati consumatori, in realtà risultavano di fatto commercianti di auto prestatisi a figurare quali intestatari di libretti di circolazione esteri anche per un solo giorno, al fine di ingannare gli Organi di controllo italiani e permettere all’ organizzazione criminale di evadere l’Iva sulle importazioni; tale meccanismo è stato reso possibile anche grazie a sospette procedure di “validazione dell’Iva” e di “sblocco dei telai” che consentivano la definitiva immatricolazione delle auto illegalmente importate.

Altro meccanismo fraudolento emerso dalle indagini è quello della simulata esposizione in conto vendita delle auto importate da parte degli autosaloni che sfruttavano le società cartiere per finalità di evasione dell’imposta sul valore aggiunto afferenti fatture per operazioni inesistenti per un ammontare corrispondente a circa 20 milioni di euro nonché per conseguire l’occultamento dei proventi dovuti alla commercializzazione di auto importate per circa 21 milioni di euro, non dichiarati al Fisco dalle imprese coinvolte. L’imposta evasa scaturente dalle operazioni risulta quantificabile in circa 8 milioni di euro.

Le indagini, delegate alla Tenenza della Guardia di Finanza di Capua, risultano a carico di 48 persone fisiche, tra cui privati consumatori finali, e 15 società coinvolte nell’inchiesta, proseguono al fine di delineare i ruoli dei soggetti coinvolti.

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