NAPOLI.Nuova operazione della Dia contro quello che fu il gruppo stragista del clan dei Casalesi guidato dal boss Giuseppe Setola. Dopo lo yacht nel porto di Castellammare, ora è stato sequestrato addirittura un lago, lo storico “Lago d’Averno”, nella zona flegrea.
Il lago, infatti, è tra i beni di proprietà della società “Country Club” (a cui fu venduto nel 1991), intestata ad un prestanome di Setola, Gennaro Cardillo, 43 anni, imprenditore nel settore turistico-alberghiero, attualmente detenuto.
L’operazione condotta dal personale della Direzione investigativa antimafia è stata denominata proprio “Sibilla” evocando il mito della Sibilla che, si narra, emanasse i suoi vaticini esattamente in luoghi vicini al lago d’Averno.
Dalle indagini, svolte dalla Dia e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia napoletana,è emersoche Cardillo ha favorito Setola e gli altri componenti del gruppo camorristico, sia nella fase della latitanza che in quella di supporto logistico per le operazioni criminali, con la messa a disposizione di ristoranti e camere d’albergo. Tra le strutture identificate visono l’agriturismo “Terra Mia”, il ristorante “Aramacao” e la stessa società “Country Club”, tutte sottoposte a sequestro.
Il lago d’Averno, specchio d’acqua vulcanico, nel 1750 fu donato dai Borbone a una nobile famiglia napoletana con un lascito regio, e poi tramandato agli eredi fino al 1991, anno in cui fu acquistato dal ‘Country Club’ facente capo a Cardillo per 1 miliardo e 200 milioni delle vecchie lire. Nel contratto di compravendita si legge, infatti, che la vendita riguarda “l’intero terreno invaso dalle acque denominato lago d’Averno, dalla superficie complessiva di circa 55 ettari, are 77 e centiare 80”.
Il provvedimento di sequestro si inserisce in una ancora irrisolta battaglia legale sulla destinazione, pubblica o privata, del lago tra lo Stato e la Regione Campania da una parte e dall’altra Cardillo. Vicenda che si è conclusa con due provvedimenti giudiziari di fatto contrastanti, uno del Consiglio di Stato del 2005 e un altro della Corte di Cassazione del 2008.
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