Lusini: “Non sono omertoso, voglio essere ascoltato dai magistrati”

di Antonio Taglialatela

Teverola – “Il mio è stato un comportamento trasparente e collaborativo”. Non ci sta il sindaco Biagio Lusini ad essere definito “omertoso” per non aver denunciato, secondo quanto emerso dalle indagini che hanno portato all’arresto degli autori degli spari contro la sua abitazione, nella notte tra il 17 e il 18 aprile del 2010.

In particolare, evidenziano i magistrati, l’allora appena rieletto primo cittadino avrebbe “insabbiato” l’episodio relativo al lancio nel giardino di casa di una testa mozzata di bufala a scopo intimidatorio e, nella riunione di insediamento del nuovo Consiglio comunale, tenutasi il 18 aprile, dunque poche ore dopo la sparatoria, non avrebbe fatto cenno a quanto accaduto.

“Pur nella prudente gestione della funzione e della segretezza delle indagini – spiega Lusini – il mio comportamento non è da definire affatto omertoso sul piano dell’informazione, dell’etica personale e del ruolo conferitomi dagli elettori”.

“Al momento e negli orari in cui si tenne il Consiglio comunale di insediamento – sottolinea il sindaco – io e i consiglieri non eravamo ancora a conoscenza di quell’episodio. Solo dopo ho subito provveduto a chiamare sul posto il comandante della locale stazione dei carabinieri, nella persona del luogotenente Modestino Scherillo, al quale ho consegnato la registrazione di una telecamere installata in posizione occulta all’ingresso della mia abitazione e ignota a tutti. Non a caso, grazie a quel filmato già all’epoca furono individuati gli autori del gesto ed i relativi collegamenti criminali”.

Ritenendosi, quindi, “parte offesa” di quanto accaduto, Lusini ha chiesto al procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Napoli di essere “immediatamente ascoltato”.

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