Napoli – “La Borsa e la vita: la finanza tra mezzo e fine” questo il tema della quinta conferenza del 12esimo ciclo di “Come alla Corte di Federico II, ovvero parlando e riparlando di scienza”. Relatore Stefano Paleari, professore di Analisi dei sistemi finanziari e Rettore dell’Università degli Studi di Bergamo.
Il titolo, scrive il professor Paleari, prende spunto da un libro di Jacques Le Goff “La borsa e la vita: dall’usuraio al banchiere” che analizza la pratica e la figura dell’usuraio agli albori del capitalismo, nell’Occidente cristiano del XIII e XIV secolo, aprendo la strada al capitalismo occidentale.
L’usura è sempre stato uno dei peccati più gravi per la religione cristiana: “Non potete servire a Dio e a Mammona” (Mt 6, 24). Fin dai primi secoli, i fedeli pregavano affinché i propri morti raggiungessero il Paradiso, o per lo meno non soffrissero troppo all’Inferno. Nel XII secolo venne creato il Purgatorio come luogo di purificazione ed espiazione dei peccati residui, come l’accidia e l’avarizia addebitata agli usurai. Nel XIII secolo, con il IV concilio lateranense, venne introdotta la confessione; i teologi e i canonisti affermarono che, in effetti, l’usuraio compie un lavoro.
La tradizione scolastica coniò cinque giustificazioni all’usura che comprendono il rischio di insolvibilità ed il costo opportunità del capitale. L’idea di giustizia fu profonda nel XIII secolo: è la virtù regale per eccellenza, e va di pari passo con le pratiche delle istituzioni giudiziarie e dei parlamenti, per questa ragione la giustizia diventa il cardine dell’economia, quindi, anche se il “giusto” salario ed il “giusto” prezzo dipendono dal mercato, l’esigenza di giustizia è fortemente presente.
Questo riferimento ci aiuta a capire come anche le vicende finanziarie del nostro tempo, dalla crisi del 2009 agli attuali interventi della Banca Centrale Europea siano in continuità storica: la finanza che si intreccia con i precetti dei credi e con le trasformazioni economiche e sociali, un intreccio complesso dove non vi è una sovrastruttura che meccanicamente influenza le altre, ma un incontro dialettico tra forze. Molti i dilemmi: la finanza come mezzo o come fine; la finanza strumento o padrone dei destini degli uomini. Oggi la finanza appare nei suoi tecnicismi, eppure vista da vicino è relativamente semplice, governa il tempo e lo spazio su base planetaria, dal micro al macro.
La finanza, infatti, svolge un ruolo importante nella promozione del benessere economico e sociale, per il miglioramento del tenore di vita, nella creazione di posti di lavoro e per la realizzazione e il godimento dei diritti umani fondamentali. Essa può contribuire a questi risultati sia direttamente, attraverso le sue attività (ad esempio, mobilitare il risparmio per gli investimenti, assicurare l’erogazione di finanziamenti per l’energia, l’acqua o altre infrastrutture chiave, permettendo che i progetti siano sviluppati e realizzati in modo socialmente responsabile) e indirettamente (ad esempio, attraverso l’investimento sociale, partecipando a iniziative volte a migliorare la governance e promuovere i diritti umani).
La finanza, quindi, ha a che vedere con concetti e termini che si immergono nelle vite delle persone: l’opportunità e il costo dell’opportunità, l’incertezza e il rischio, il desiderio e la psicologia, la matematica e le bolle. Per questo gli aspetti più tecnici convivono con l’antropologia e la psicologia. Tutto questo rende la finanza affascinante e pericolosa, quasi un thriller. E i giorni nostri, quelli che i fisici chiamerebbero dello “zero Kelvin”, non fanno sconti a questa rappresentazione, in cui la materia ha comportamenti strani e che si prestano a studi nuovi che potrebbero aprire le strade a nuove scoperte e nuove idee.
L’appuntamento si è tenuto il 26 marzo, nell’Aula Magna del Centro Congressi ‘Federico II’ di via Partenope, a Napoli. Ad introdurre il rettore Gaetano Manfredi.
“Come alla Corte di Federico II, ovvero parlando e riparlando di scienza” è un ciclo di conferenze realizzato dall’Università Federico II con l’obiettivo principale di diffondere cultura scientifica e tecnologica. L’iniziativa, attraverso le sue conferenze, porta infatti a conoscenza di addetti e non addetti ai lavori temi di attualità o di cultura generale esposti con rigorosità scientifica ma con linguaggio comune.
Il ciclo rientra in ‘F2 Cultura’, il progetto culturale presentato a novembre scorso dal Rettore Manfredi, appena insediato, che comprende un vasto programma di iniziative in molteplici ambiti disciplinari che l’Ateneo propone alla cittadinanza e alle scuole.