CASERTA. Non si era maiallontato da Casal di Principe. Al massimo si spostava fino alla vicina San Cipriano d’Aversa, cittadina dove è nato e altro luogo simbolo, insieme a Casapesenna,della camorra casalese.
Gli inquirenti hanno ricostruito alcuni spostamenti del superboss Antonio Iovine, alias “‘O Ninno” (“Il bambino”). Per curare gli affari della cosca si sarebbe recato in passato a Roma, in Toscana e in Emilia ma anche in Francia. Quandoè stato arrestato giovedì pomeriggio nella villettadella quinta traversa di via Cavour,non aveva documenti indosso. “Tutto sommato la carta d’identità non gli serviva, che cosa avrebbe mai potuto farne?”, ha detto ironicamente un poliziotto, raggiante per il duro colpo inferto alla camorra.
SI SPOSTAVA CONTINUAMENTE. Ma quellavilletta, secondo gli investigatori non era il suo abituale nascondiglio.Iovine, ricercato da 14 anni, si spostava da un covo all’altro e si allontanava da Casal di Principe unicamente per “affari”. Nell’ultimo mese le forze dell’ordine avevano avuto altri segnali della sua presenza, ma soltanto oggi “si è avuta la certezza che fosse lì. – ha detto in conferenza stampa a Napoli il capo della Squadra mobile partenopea, Vittorio Pisani – In azione ci sono stati circa 30 agenti che hanno circondato l’abitazione. Ha tentato la fuga su un terrazzo, ma poi si è arreso e non ha opposto resistenza. ‘Sono io, sono qua’, ha detto ai poliziotti che lo hanno fermato”.
IL FIANCHEGGIATORE. Il boss 46enne era in casa con un uomo la cui posizione è attualmente al vaglio degli inquirenti. Si tratta di Marco Borrata, 43 anni, muratore incensurato,che, almeno in quest’ultimo mese, come spiega il capo della Mobile Pisani, ha assicurato appoggio logistico al latitante. Per questo l’uomo è finito in manette per favoreggiamento. Al vaglio degli inquirenti la posizione di un’altra persona che era pure nell’abitazione in compagnia di Iovine. La moglie e la figlia di Borrata, riferiscono gli investigatori, si sono occupate del latitante, che era arrivato in quella villetta per pranzare, ma che per rifugiarsi ha avuto a disposizione più siti che fanno parte delle proprietà della famiglia Borrata.
L’OMERTA’ LO HA AIUTATO. Un dato, amaro, che viene sottolineato dal procuratore di Napoli, Giovandomenico Lepore, è che non si è potuto contare sull’aiuto della popolazione.”Iovine non lo abbiamo arrestato in Sud America o in Svizzera. – dice Lepore – I grandi latitanti per avere un controllo del territorio rimangono a casa. La gente del posto quindi gli ha dato una mano, forse per solidarietà, forse per paura. Certo, non per un motivo che si può giustificare. La difficoltà per le forze dellordine e per i magistrati è nel non aver aiuto dalla popolazione. Questa è una nota amara”. Proprio la gente di Casal di Principe, riferisce Lepore, non sieè quasi accorta della cattura del latitante, “una cattura che aspettavamo dal 1995. Ora ci rimane Michele Zagaria. Le forze dellordine e i magistrati campani hanno sempre agito in sinergia senza contrasti e quindi i risultati vengono”.
PRESO NEL SUO FORTINO. Per il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, “uno dei precetti fondamentali della criminalità organizzata è che nessuno è un re se non vive nel suo territorio, a riprova della sua potenza e autorevolezza perché si fa proteggere dallambiente in cui vive: larresto di Iovine, per la figura di vertice del personaggio, è quella di un re arrestato nel suo fortino. Il suo prestigio adesso è crollato e la sua organizzazione criminale ha proseguito Grasso perde di credibilità e importanza. Ora bisogna decapitare laltra testa di questa organizzazione, il latitante Michele Zagaria”.
I LATITANTI “CHIUSI” NEL PROPRIO TERRITORIO. Il procuratore aggiunto a capo della Dda di Napoli, Federico Cafiero De Raho, sottolinea come Iovine “non era una scheggia, maun ingranaggio importante dell’organizzazione criminale”. La cattura di Iovine, aggiunge De Raho,”significa decapitare il clan soprattutto per il controllo che ha sul territorio. Spesso si è stati vicini al suo arresto, ma Iovine è sempre riuscito a sfuggire anche grazie alle coperture che ha sul territorio”.De Rahoha anche evidenziato, ancora una volta, come sia ormai consuetudine che i latitanti “non possano lasciare il proprio territorio” pur dovendosi allontanare per brevi periodi per gestire i propri affari”. “Le latitanze all’estero sono più costose – ha aggiunto il procuratore Lepore – molto più facile rimanere nei propri territori”.
da Tv Luna |