Ischia – Individuato e fermato anche il terzo componente della gang che, per un folle “gioco”, nella notte del 17 agosto dello scorso anno provò a dare fuoco a un giovane che riposava tranquillamente sulla panchina pubblica nei pressi del municipio di Ischia.
Dopo i due minorenni napoletani, già sottoposti da alcune settimane alla misura di sicurezza in riformatorio giudiziario perché non hanno ancora compiuto 14 anni e dunque non imputabili, gli uomini del commissariato di Ischia, diretto dal vicequestore Stefania Grasso, al termine di lunghe e accurate indagini, ieri hanno arrestato il ventenne Maurizio Marotta, anch’egli residente a Napoli, ai Quartieri Spagnoli. E’ gravemente indiziato di tentato omicidio, come ha evidenziato il gip Giuliana Pollio, che ha accolto la richiesta del pm, firmando l’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
L’attività investigativa, svolta dagli agenti in servizio nell’isola verde, con il coordinamento della settima sezione della Procura, ha consentito di identificare i responsabili grazie al contributo delle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza che, alle prime luci dell’alba, erano in funzione nella centralissima zona della movida a ridosso della Riva Destra del porto. Si sono rivelate utili anche una serie di intercettazioni telefoniche.
“L’azione messa in atto dai tre – si legge in una nota – è stata abietta”. I due ragazzi si sono procurati un foglio di carta da un cestino che, una volta acceso, mentre il Marotta faceva da palo, è stato gettato sulla panchina dove era disteso e addormentato G. G., lavoratore del settore turistico: gli hanno provocato lesioni agli arti superiori, al cavo ascellare destro, all’emitorace e al collo, giudicate guaribili con riserva.
“L’aggressione, realizzata dopo una notte trascorsa in un locale notturno, è stata commessa ai danni di una persona inerme e in modo gratuito, in assenza di precedenti contrasti e di alcuna pregressa conoscenza tra gli autori del reato e la vittima”. Le ustioni provocate dal gruppo, in preda a una sorta di raptus collettivo – erano sull’isola per una breve vacanza ferragostana – avrebbero potuto provocare la morte del malcapitato che, soltanto dopo alcuni mesi, e un vero calvario caratterizzato da una serie di ricoveri all’ospedale Cardarelli, si è rimesso in parte.