Riciclavano beni dei Casalesi: arrestati i figli di Dante Passarelli

di Redazione

Dante PassarelliCASERTA. I carabinieri del nucleo investigativo di Caserta, coordinati dalla Dda di Napoli, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sei persone ritenute responsabili, in concorso, di riciclaggio di beni commesso al fine di agevolare il clan dei casalesi.

Il provvedimento restrittivo è stato emesso dal gip di Napoli Pasqualina Paola Laviano nei confronti dei quattro figli di Dante Passarelli, deceduto il 4 novembre 2004, ritenuto prestanome del clan per conto dei vertici del sodalizio camorristico: Biagio Passarelli, 47 anni, Franco Passarelli, 45, Gianluca Passarelli, 39, e Davide Passarelli, 33, nonché della moglie di Franco, Susanna Cantelli, 34,e di Carmine Vassallo, 49, ritenuto factotum della famiglia e co-artefice dei fatti contestati. Dante Passarelli morì a seguito di una misteriosa caduta dal lastrico solare della sua casa in costruzione a Villa Literno, nel casertano.

Le indagini, che già nel luglio 2010 avevano portato al sequestro di beni per 660 milioni di euro, hanno dimostrato come gli indagati abbiano posto in essere condotte finalizzate a reimpiegare, in maniera diretta o mediata, i beni di provenienza illecita facendoli confluire in società apparentemente estranee sia alle dinamiche del sodalizio criminale di appartenenza sia alla capacità economica della famiglia Passarelli.

In particolare, gli arrestati distraevano ed ostacolavano l’identificazione della provenienza delittuosa dei beni e del denaro investito nelle società denominate “Commerciale Europea Spa” con insegna “Kerò” (mai colpita da alcun provvedimento cautelare reale), con sede a Pignataro Maggiore, ed Ipam Srl, con sede a Villa Literno, aziende entrambe impegnate nella produzione dello zucchero, nonché di tutti i beni mobili ed immobili riconducibili alle stesse società ed ai soggetti che materialmente ne curano la gestione.

Le prime indagini a carico dei fratelli Franco e Biagio Passarelli, svolte dai carabinieri del comando provinciale di Caserta, risalgono all’inchiesta “Nuova Calatia” che il 17 marzo 2009 portòall’arresto di 28 persone, tra cui esponenti del clan Farina-Martino-Micillo di Maddaloni, affiliati al clan Belforte di Marcianise e al clan dei Casalesi. Secondo la procura, i due fratelli erano anello di congiunzione tra i casalesi e i maddalonesi nella gestione di importanti estorsioni, come quella ai danni della “Alvi”, società proprietaria di una catena di supermercati presenti in tutta la regione. Le successive indagini, supportate da intercettazioni e dalle dichiarazioni rese dal collaboratore Antonio Farina, dallo stesso Franco Passarelli e da Vincenzo Cantiello (alias “O Doich”), hanno consentito di accertare che gli eredi Passarelli, consapevoli, per un verso, dell’illecita provenienza del capitale del genitore e, per altro verso, della notevole capacità di riciclaggio che tale capitale era in grado di realizzare, hanno posto in essere ulteriori ingenti condotte di “ripulitura”. Infatti, accertata la natura illecita dell’Ipam, frutto del reimpiego di capitali del clan dei Casalesi e perciò sottoposta a sequestro, i figli di Passarelli, anche attraverso l’interposizione delle mogli, hanno posto in essere ulteriori attività di riciclaggio volte ad evitare che la provenienza dei beni riottenuti in seguito alla morte di Dante potessero essere oggetto di indagine. Da qui la nascita della “Commerciale Europea – Kerò”, sviluppatasi in parallelo con lo svuotamento dell’Ipam.

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