Campania, Renzi su impresentabili: “Alcuni candidati non li voterei”

di Redazione

Roma – “La partita è tra Stefano Caldoro e Vincenzo De Luca. Io non parlerò male dei candidati di Caldoro, che è una persona seria, che si presenta a tutti i tavoli con spirito di collaborazione”. Così il premier Matteo Renzi, al videoforum di Repubblica tv, sulle regionali in Campania che, allo stesso tempo, ritiene che “De Luca ha le qualità di un buon amministratore” come ha dimostrato “per la città di Salerno”.

Legge Severino – Su De Luca e la legge Severino, quindi sul rischio che l’ex sindaco di Salerno non possa governare in caso di vittoria in Campania, Renzi sostiene che la situazione rappresenta “una contraddizione che nessuno può negare ma quando gli si è consentito di partecipare alle primarie si è preso atto che la norma è stata disapplicata a Salerno ma soprattutto a Napoli”. “E’ un problema superabile”, sintetizza.

Impresentabili – Il capo del governo affronta anche il tema degli impresentabili, ossia di candidati condannati o chiacchierati presenti nelle liste in appoggio a De Luca. “Alcuni candidati – dice Renzi – mi imbarazzano eccome, però dico che liste Pd sono pulite. Noi siamo intervenuti in modo molto forte sul Pd, Su alcune liste collegate al presidente si può discutere, ci sono candidati che non voterei neanche se costretto”.

Civati – “Il Pd fa i conti con una grande opportunità e una crisi di crescita, se vedo i numeri di quelli che se ne sono andati e chi è arrivato, soprattutto da Sel, il numero è positivo. Siamo aumentati anche nell’ala sinistra. Non è vero che c’è il rischio di smottamento al centro”. Renzi, dunque, nega le derive centriste del suo partito. E non manca un riferimento al transfugo Pippo Civati: “Chi va via merita tutto il nostro rispetto ma andarsene per far cosa. Io voglio bene a Civati, ma sono andato a vedere sul suo sito ed è scritto aderisci a Civati, cioè aderisci a un cognome. Dicevano a me che personalizzo ma chi se ne va” sembra che faccia “formazioni personali”.

D’Alema – E per quanto riguarda D’Alema “mi pare che dentro il Pd ci siano delle espressioni varie. Con grande rispetto per D’Alema e Bersani, non è che se non ci sono loro non c’è la sinistra che proviene dai Ds, perché la stragrande maggioranza del gruppo dirigente proviene dai Ds, il presidente Orfini, il vicesegretario Serracchiani, poi ci sono i nativi del Pd, poi la sinistra Dc, come Franceschini. Non è che siccome non c’è D’Alema non c’è sinistra: non è che ‘sinistra è dove ci sono io’”. E ha aggiunto: “Se non c’è D’Alema, mi dispiace per D’Alema, non è detto che mi dispiace per il Paese”.

Lavoro – E per quanto riguarda il Jobs Act, abolire l’articolo 6 è “assolutamente di sinistra”, secondo il premier: “Quello che stiamo facendo sul mercato del lavoro in Italia lo hanno già fatto Schroeder in Germania e Clinton negli Usa. È di sinistra riformista”.

Pensioni – “Pensioni, la sentenza non dice che bisogna pagare domani tutto e tutti, dice che il Governo se interviene con la mancata indicizzazione è incostituzionale. Stiamo studiando le carte nel dettaglio, prendiamoci il tempo necessario”. Ad ogni modo, si tratta di un problema “ampiamente alla portata” del Governo, ha proseguito Renzi.

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