Gli “stipendi” del clan dei Casalesi: 5 arresti, tra cui 3 mogli di detenuti

di Redazione

Cristofaro Dell'AversanoCASERTA. Cinque ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite la scorsa notte dagli agenti della squadra mobile di Caserta, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, …

…nei confronti di Alfonso Cirillo, 39 anni, di Casal di Principe; Cristofaro Dell’Aversano, 43 anni, di San Cipriano, già detenuto; Sara Botta, 39 anni, di Casal di Principe, moglie del detenuto Cesare Bianco, 45 anni; Mariagrazia Tessitore, 40 anni, di Casal di Principe, moglie del detenuto Oreste Reccia, 42 anni; Anna Cammisa, 42 anni, di Casal di Principe, moglie del detenuto Augusto Bianco, 48 anni, cugino di Cesare. Cirillo e Dell’Aversano sono gravemente indiziati di associazione mafiosa, estorsione continuata aggravata, mentre le tre donne sono indagate per ricettazione aggravata.

L’operazione rappresenta la naturale prosecuzione di quella denominata “Spartacus 3” che, nel settembre 2008, aveva portato all’arresto di 103 affiliati all’ala Schiavone del clan dei Casalesi, avviata a seguito del sequestro presso l’abitazione di Vincenzo Schiavone, alias “Copertone”, del libro mastro del clan, in cui erano elencati i nomi di oltre cento affiliati al gruppo, con l’annotazione del relativo status e stipendio, tra i quali lo stesso Cristofaro Dell’Aversano che, arrestato e condannato con rito abbreviato, era stato scarcerato nel novembre 2010.

Le tre donne, mogli di altrettanti affiliati attualmente detenuti, invece, sono ritenute responsabili di ricettazione, per avere ricevuto mensilmente uno stipendio dalle casse del sodalizio camorrista, che veniva loro consegnato di volta in volta dagli emissari dell’organizzazione incaricati di raccogliere i proventi delle estorsioni e delle altre attività delittuose da esso realizzate.

Alfonso Cirillo

Sara Botta

Alfonso Cirillo

Sara Botta

Mariagrazia Tessitore

Anna Cammisa

Mariagrazia Tessitore

Anna Cammisa

Le indagini hanno evidenziato il ruolo assunto, immediatamente dopo la sua scarcerazione, da Dell’Aversano, storico esponente del clan, a cui era stato affidato il controllo delle attività estorsive nel comprensorio di Casal di Principe e, soprattutto, il delicato compito di gestire la cassa comune del clan e di corrispondere gli stipendi ai famigliari degli affiliati detenuti.

L’ascesa ai vertici dell’organizzazione di Dell’Aversano è stata confermata dal suo arresto, operato dalla squadra mobile di Caserta nel febbraio scorso, mentre partecipava, insieme ad altri esponenti dell’organizzazione camorrista, ad un vero e proprio summit di camorra in un’abitazione di Casal di Principe. In quella circostanza i poliziotti sequestravano anche numerosi “pizzini” ed una sofisticata attrezzatura per rilevare la presenza di microspie.

Secondo quanto emerso dalle indagini, Dell’Aversano era coadiuvato dall’insospettabile Alfonso Cirillo, operaio carpentiere incensurato, ma legato da vincoli familiari ad esponenti del clan, quali Sigismondo Di Puorto e Augusto Bianco. All’uomo è stato contestato anche il reato di favoreggiamento aggravato per aver agevolato la latitanza di Vincenzo Schiavone “Copertone”, ospitandolo per un lungo periodo presso la sua abitazione, prima della sua cattura avvenuta in una clinica di Sant’Angelo dei Lombardi (Avellino) la scorsa Pasqua. Dell’Aversano e Cirillo sono gravemente indiziati anche di alcune estorsioni perpetrate in danno di imprenditori e commercianti casalesi. Le tre donne arrestate, invece, sono ritenute responsabili di ricettazione per avere percepito regolarmente gli stipendi, che gli venivano consegnati dagli stessi Dell’Aversano e Cirillo o da altri emissari del clan. I rispettivi mariti, attualmente detenuti, erano stati arrestati nell’ambito dell’operazione “Spartacus 3” del settembre 2008, in quanto i loro nominativi risultavano nel libro mastro, che conteneva l’elenco degli affiliati a cui veniva corrisposto regolarmente uno stipendio, sequestrato dalla Squadra Mobile di Caserta a Vincenzo Schiavone “Copertone”.

Inoltre, le indagini, supportate da intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno evidenziato la fondamentale importanza per la sopravvivenza dell’organizzazione camorrista del pagamento degli “stipendi” agli affiliati ed ai familiari dei detenuti, indispensabile per prevenire defezioni e propositi di collaborazione con la giustizia, in particolare da parte dei detenuti che non possono provvedere al sostentamento materiale dei loro congiunti.

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