Camorra, confiscati beni per 13 milioni nel casertano

di Redazione

Nicola VerollaCASERTA. La Direzione Investigativa Antimafia di Napoli ha dato esecuzione al decreto di confisca beni, emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti di Nicola Verolla, 65enne di Lusciano (Caserta), per un valore complessivo di circa 13 milioni di euro.

Si tratta di: quote e beni strumentali della “Verolla Srl”, con sede legale a Lusciano; un terreno sito a Trentola Ducenta in località “Marco Cecato”, diversi immobili situati a Lusciano e Giugliano, un motociclo e una vettura Audi A3. Verolla, allo stato detenuto, il 18 gennaio 2008 fu colpito da un’ordinanza di custodia cautelare per i reati di concorso in estorsione, insieme a Raffaele Bidognetti, Michele Zagaria ed altri, a danno dell’imprenditore edile Francesco Saverio Emini, titolare della “Emini Costruzioni”, costretto a versare somme di danaro per alcuni lavori edili effettuati a Lusciano e a San Marcellino.

Nel corso di servizi di intercettazioni telefoniche, nell’ambito di indagini sulla fazione Bidognetti del clan dei Casalesi, è emerso che il negozio di autoricambi situato a Lusciano, di cui Verolla era titolare, veniva utilizzato, con il suo evidente consenso, come una delle basi operative del gruppo criminale, ovvero luogo di riunione e di incontro con imprenditori sottoposti ad estorsione, oltre che di “ricovero” degli affiliati feriti da colpi di arma da fuoco.

Testimonianza evidente del suo legame con gli altri affiliati, secondo gli inquirenti, è offerta dalla sua sentita partecipazione alle vicissitudini giudiziarie di alcuni componenti del clan. In particolare, Verolla, in occasione dell’arresto di Luigi Santoro, nel conversare con Francesco Borrata, chiamava Santoro “compagno nostro”. La sua stessa scarcerazione veniva salutata con gioia dagli altri indagati, cioè, con la medesima soddisfazione che veniva espressa in occasione dell’uscita dal carcere di altri noti affiliati.

 Un’ulteriore circostanza, in ordine alla possibile partecipazione di Verolla alle attività del sodalizio camorrista, è contenuta nella sentenza della Corte di Appello di Napoli con la quale Giovanni Russo (indagato per una serie di reati fine commessi in concorso con altri affiliati) è stato condannato per il delitto di estorsione aggravata per avere imposto ad un uomo di acquistare, periodicamente, un blocchetto di biglietti inerente una lotteria fantasma organizzata dal clan. In sede di perquisizione, la polizia ha rinvenuto, nella disponibilità di Verolla, 84 blocchetti di biglietti di quella lotteria. I blocchetti contrassegnati dai numeri 17 – 19 – 34 – 37 – 72 – 73, non trovati in possesso di Verolla, furono sequestrati, lo scorso 15 gennaio, a Giovanni Russo. Il frontespizio di ogni biglietto indicava che i vincitori sarebbero stati premiati con una autovettura Renault Scenic, con uno Scooter 50 Mbk e con un telefonino Nokia 3310, esposti presso l’autoricambi Verolla. Anche se, durante la perquisizione, è stata rilevata l’assenza di questi premi.

Intercettate numerose significative conversazioni, fra Verolla e Francesco Borrata, Alessandro Cirillo, Francesco Di Maio e Giovanni Russo e fra indagati diversi, tra cui Giuseppe Setola, Mario Cavaliere, Massimiliano Miele, Giosuè Fioretto, i quali facevano costante ed a volte esplicito riferimento a Verolla, dando conferma del suo inserimento nel sodalizio camorrista.

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