Trani – Dieci persone sono state arrestate, tre delle quali in carcere e sette ai domiciliari, dalla guardia di finanza di Bari. Sono accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta per il crac di 500 milioni di euro della casa di cura “Divina Provvidenza”.
L’inchiesta è stata coordinata dalla Procura di Trani. Tra le persone ai domiciliari ci sono anche due suore. Si tratta del crac ai danni della Congregazione Ancelle “Divina Provvidenza”, con sedi a Bisceglie, Foggia e Potenza, oggi in amministrazione straordinaria ai sensi della legge Prodi bis.
Oltre alle due suore “massime responsabili della Congregazione delle Ancelle” ai domiciliari, gli altri arrestati sono un ex direttore generale, amministratori di fatto, consulenti e dipendenti dell’ente. Anche il senatore di Ncd Antonio Azzolini sarebbe tra i destinatari del provvedimento di arresto della Procura di Trani. La richiesta è già stata notificata in Parlamento.
Gli indagati sono in tutto 25 e tra loro compaiono professionisti, ex amministratori della Cdp e politici locali, tutti coinvolti in vari episodi di dissipazione e distrazione di risorse dell’Ente.
Stando a quanto si legge negli atti ufficiali della Congregazione, – ha rilevato la Procura di Trani – il servizio pastorale delle Ancelle della Divina Provvidenza, consisterebbe nel prendersi cura delle persone colpite nelle facoltà intellettive e fisiche, privilegiando le aree di particolare necessità e di abbandono “per farsi voce di chi non ha voce”.
Le indagini hanno chiarito invece, secondo la procura, “che i nobili principi ispiratori della venerabile missione avviata dal Padre Fondatore ormai non sono altro che un lontano ricordo”. “Negli ultimi decenni si è invero assistito ad un lento ed incessante processo di secolarizzazione della Congregazione – è stato sottolineato – divenuta facile e ghiotta preda di poteri forti e di trame politiche; nel corso di questo processo involutivo le stesse Ancelle (o per lo meno, alcune di esse) sembrano aver completamente rinnegato i canoni fondativi della loro missione, rendendosi complici, quando non addirittura protagoniste di primo piano, dei gravi misfatti compiuti all’interno dell’Ente”.
Le misure cautelari sono state adottate in relazione a numerosissimi reati di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta ed altri, nell’ambito del crac dell’Ente Ecclesiastico che, a causa di una pesantissima esposizione debitoria di oltre 500 milioni, si trova attualmente in amministrazione straordinaria.