Roma – La ricognizione dei crimini commessi a danno dell’ambiente e della salute conferma il trend negativo degli ultimi anni. Ad evidenziarlo il nuovo Rapporto Ecomafie curato da Legambiente. Il 2014 si è chiuso con un bilancio estremamente pesante: 29.293 reati accertati, circa 80 al giorno, poco meno di 4 ogni ora, per un fatturato criminale che è cresciuto di 7 miliardi rispetto all’anno precedente raggiungendo la ragguardevole cifra di 22 miliardi, cui ha contribuito in maniera eclatante il settore dell’agroalimentare, con un fatturato che ha superato i 4,3 miliardi di euro.
In occasione della presentazione, avvenuta ieri a Roma alla presenza del ministro della Giustizia Andrea Orlando e del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, da Legambiente e dai rappresentanti istituzionali è arrivato un duro affondo nei confronti del sistema industriale. Particolare disapprovazione, da più fronti, per l’atteggiamento assunto dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che ha liquidato la legge contro gli ecoreati come un attacco all’impresa.
“La presa di coscienza delle istituzioni – dichiara la direttrice del Consorzio Polieco, Claudia Salvestrini – rappresenta un primo importante passo in avanti. Dopo anni di denunce che il nostro consorzio effettua contro il traffico illecito dei rifiuti, nazionale e transfrontaliero, ad opera non solo di sistemi criminali organizzati ma anche di imprenditori senza scrupoli, ritengo che le affermazioni pubbliche dei rappresentanti del governo e del parlamento siano incoraggianti. In audizione della commissione bicamerale d’inchiesta – continua la direttrice – abbiamo, anche nell’ultimo anno, lanciato l’allarme, con l’obiettivo di accendere i riflettori su un fenomeno che non danneggia solo l’ambiente, ma anche l’economia del nostro Paese. E come se non bastasse compromette la salute. L’auspicio è che – spera Salvestrini – oggi che finalmente si registra una presa di coscienza dei problemi ambientali e della loro matrice, si continui ora sulla strada del contrasto agli ecocriminali. Dopo la legge sugli ecoreati – conclude – più incisività nel recepire la direttiva comunitaria e maggiore determinazione per garantire prevenzione e controllo, avendo come priorità assoluta innanzitutto quella di salvare il Corpo Forestale dello Stato”.
Che la legge non sia “un boicottaggio dell’industria” è convinzione del ministro Orlando. Che si sia spezzata “la simbiosi ecoreati-mafia, comprendendo che gli ecoreati non sempre hanno una matrice mafiosa, è un’ottima notizia” per il procuratore Roberti. Lo stesso presidente della commissione bicamerale d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti Alessandro Bratti sottolinea come “il reato ambientale sia per lo più un reato d’impresa” ed Ermete Realacci, presente insieme a Serena Pellegrino e a Salvatore Micillo (tutti e tre firmatari di altrettante proposte poi fatte convergere nell’unica legge sugli ecoreati) rimarca “il rammarico per la presa di posizione dell’industria, che invece avrebbe dovuto accogliere con favore la legge, per garantire la tutela delle imprese sane”.
I temi del rapporto Ecomafie, che quest’anno ha effettuato un focus su corruzione e ha posto l’attenzione sul preoccupante fenomeno delle agrimafie, saranno affrontati nel prossimo Forum internazionale che ogni anno Polieco promuove ad Ischia.