Ritratto di Giulio Perrone, autore de “L’esatto contrario”

di Gabriella Ronza

Editore romano, professore alla facoltà di Lettere dell’Università “La Sapienza” di Roma, lettore appassionato e scrittore esordiente, Giulio Perrone, classe 1977, ci ha concesso un’intervista riguardante la sua carriera e il suo primo romanzo “L’esatto contrario” edito da Rizzoli.

Co-fondatore, assieme a sua moglie Mariacarmela Leto, nel 2005 della casa editrice che porta il suo nome, Perrone si mostra cordiale e attento alle nostre domande. Nonostante il curriculum eccellente, notiamo nelle sue risposte e nella cadenza con cui le intona grande umiltà. Sarà stata forse la sua esperienza di vita a renderlo, ai nostri occhi, così affabile. Perrone non è, infatti, solo uno scrittore, è un “self-made man”, un uomo che si è fatto da sé, che ha seguito, nonostante innumerevoli ostacoli, le sue passioni.

Appassionato, oltre che goffo e anche un po’ scanzonato, è altresì Riccardo, il protagonista del suo romanzo. Un giovane mosso da tanti sogni, primo fra tutti, una carriera da grande giornalista. Come succede spesso, però, la vita lo porterà a mettere nell’angolo le sue più profonde aspirazioni e ad “accontentarsi”: del lavoro, così come dell’assenza di relazioni stabili.

Finché, un giorno, il passato, irrompendo nel presente, finisce per modificare il suo futuro. Al telegiornale, apprende una notizia shockante: l’assassino del suo vecchio amore, Giulia Rusconi, sua compagna di studi universitari, muore poco dopo essere uscito dal carcere.

Da svogliato giornalista svuotato dall’impatto con la dura realtà, Riccardo si trasforma in un motivato investigatore privato. Ciò che aveva cercato di dimenticare, i fatti di dieci anni prima, tornano a tormentarlo e, questa volta, Riccardo più che “TuttoGiallo” (nome della rivista per cui lavora) vuole vederci “tutto chiaro”.

Come nasce la “Giulio Perrone editore”? 

Nasce nel 2005 dalla volontà mia e di Mariacarmela Leto di creare una realtà editoriale che avesse come primo obiettivo quello di fare scounting e ricerca nella letteratura italiana contemporanea. Attività che negli anni ci ha dato grandi soddisfazioni visto che hanno esordito con noi autori come Paolo Di Paolo, Chiara Valerio, Michela Monferrini, Giorgio Nisini, Francesco Leto o Giuseppe Rizzo che oggi sono in grandi case editrici.

Lei, prima di essere uno scrittore, è appunto un editore. A tal proposito, meglio “giudicare” o “essere giudicati”?

Sono due cose molto diverse. Penso che non ci sia momento più bello di quello in cui per la prima volta si riconosce il talento di un autore. Leggere per primi il romanzo di uno scrittore che poi avrà grande successo è un privilegio. Non posso negare però che stare dall’altra parte dà emozioni altrettanto forti e la possibilità di parlare ai lettori attraverso le proprie storie e le proprie parole è un privilegio anche questo. 

Come sta vivendo questa prima esperienza da scrittore? Cosa auspica e cosa teme?

Vivo tutto con grande serenità e la cosa che mi interessa di più è il parere di chi ha letto il libro. Ovvio che si possa sempre temere un parere negativo ma l’idea che ci siano persone che passano qualche ora in compagnia di quello che ho scritto è una bellissima sensazione. 

Descrive il suo libro come “un noir un po’ atipico perché scritto con uno stile a tratti ironico”, cosa l’ha spinta a trattare questo genere?

Credo che il noir sia uno strumento molto interessante per raccontare la realtà contemporanea però visto il tipo di protagonista che ho scelto e anche l’ambientazione romana del libro mi sembrava sensato che il passo potesse essere a tratti ironico e sarcastico. Un noir non particolarmente dark e che faccia a volte anche sorridere seppur amaramente.

Riccardo, il protagonista della vicenda, sognava una grande carriera nel giornalismo, ma si ritrova un po’ scoraggiato a scrivere per l’infimo settimanale “TuttoGiallo”. Ha anche lei avuto esperienze in questo settore?

Ho avuto modo prima di fare l’editore di lavorare in varie redazioni ma radiofoniche più che di carta stampata. L’atmosfera però in alcuni casi non cambia… soprattutto all’inizio ti devi occupare di cose che non ti interessano magari con caporedattori molto tosti e con pochi scrupoli. Ma fa parte anche questo della gavetta che un giornalista deve fare. 

Il libro è, in parte, ambientato all’Università “La Sapienza” di Roma, dove lei insegna Organizzazione e gestione dell’impresa editoriale presso la facoltà di Lettere. Perché questa scelta?

In realtà la scelta nasce dal fatto di cronaca che anni fa lessi sul giornale (peraltro non successo a Roma) e che dà avvio a tutta la vicenda. Il protagonista ha conosciuto personalmente la vittima di un omicidio successo tanti anni prima dentro l’università e si trova per una serie di ragioni coinvolto ad indagare su questa e su altre morti collegate. 

Quanto si immedesima nel protagonista? Cosa c’è di Riccardo in lei e cosa di lei c’è in Riccardo?

Ci sono soprattutto alcuni ricordi, alcune storie personali che inserisco nei flashback di Riccardo. Per il resto siamo piuttosto diversi anche se provo per lui grande simpatia visto che assomiglia tanto ad un caro amico. 

“L’esatto contrario” è un’espressione accattivante, che colpisce il lettore. Cosa l’ha portata a scegliere questo titolo?

La scelta è stata del mio editor Stefano Izzo che ha avuto una straordinaria intuizione proprio nel momento in cui sembravano tutti incapaci di trovare il titolo giusto. Lo trovo perfetto per questa storia. 

Descriva con tre aggettivi il suo romanzo. 

Divertente, scorrevole, diretto. 

In ultima analisi, cosa secondo lei rende un romanzo avvincente?

La capacità di saper raccontare una storia che coinvolge il lettore dalla prima all’ultima pagina e costruire al tempo stesso dei personaggi che restano nella memoria di chi legge. 

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