Gricignano – “Non è giusto pensare di esprimere una devozione al Santo acquistando con denaro contante una specie di diritto e mostrando una possibilità economica che altri, forse, non hanno o non possono avere”. Così il vescovo della Diocesi di Aversa, monsignor Angelo Spinillo, in una dichiarazione ufficiale, condanna la vendita all’asta delle “tocchere” di Sant’Andrea (ossia la concessione, al vincitore o ai vincitori, di condurre la statua del Santo in spalla durante la serata finale della processione) che ha scatenato una bagarre in piazza tra comitato festeggiamenti e portatori.
Citando l’evangelista Luca, il pastore sottolinea come “Gesù riconosce e apprezza ciò che è fatto con il cuore, non le forme esteriori o la quantità delle ricchezze, ma ciò che è offerta vera dell’anima”. Per monsignor Spinillo, dunque, “è giusto che tutti possano partecipare alla festa senza che qualcuno possa acquistare diritti sugli altri, ma mettendo a disposizione il proprio turno e la propria collaborazione tra i portatori”.
Dichiarandosi profondamente rattristato per le scene viste in piazza quella sera, che, evidenzia il vescovo, “non hanno dato una buona testimonianza di fede cristiana”, Spinillo esprime, però, la sua fiducia e la speranza “che si possa meglio, in futuro, crescere e migliorare ogni cosa e dare alle nostre feste un vero senso di rispetto e di onore per i nostri Santi”. “La devozione ai Santi, infatti, – conclude – si esprime nel desiderio di imitare la loro fede ed il loro desiderio di seguire Gesù e vivere nella volontà di Dio”.
A seguire la lettera che il vescovo ha inviato ai sacerdoti delle parrocchie di Sant’Andrea Apostolo e della Madonna del Rosario affinché possano leggerla durante l’omelia delle sante messe di domenica 6 settembre.
Carissimi fratelli e sorelle,
a tutti il saluto di pace che il Signore Gesù, risorto dalla morte, ci dona di poter condividere e di poterci scambiare come figli dell’Unico Dio nostro Padre.
Proprio come fratello che ha la responsabilità del bene e della crescita spirituale dell’intera comunità, vengo a dirvi una parola in merito a quanto è accaduto nei momenti finali della festa patronale di Sant’Andrea.
So che questo è oggetto di discussioni e di giudizi che rischiano di contrapporre gli uni agli altri. Non è, quindi, mia intenzione aggiungere parole che alimentino ulteriori polemiche, ma semplicemente richiamare a tutti il senso più vero delle nostre feste, che i Vescovi della Campania, e in particolare i Vescovi di Aversa, hanno sempre voluto evidenziare perché la festa diventi un tempo di grazia, di reale crescita nella fede, nella speranza e nella carità.
Proprio in questa linea mi ero rallegrato per il dialogo avuto, nelle settimane precedenti, con il Comitato organizzatore della festa. Anche nella celebrazione eucaristica dello scorso venerdì 28 agosto, nella chiesa di Sant’Andrea, alla presenza del Parroco, di Rappresentanti delle Autorità Civili, dei Membri del Comitato Festa, del numeroso gruppo dei Portatori e di tanti fedeli, avevo ribadito che la processione non è da considerare come la visita dell’immagine del Santo alla casa dei devoti, ma piuttosto la testimonianza della fede di un popolo che cammina insieme, che cammina nelle situazioni della vita del mondo seguendo l’esempio dei Santi per vivere in unione con il Signore Gesù Cristo e nella luce del suo Vangelo.
Con sincerità fraterna vi devo dire che le notizie che mi sono arrivate, e ciò che ho visto registrate nei video, mi hanno davvero rattristato. Nulla di ciò che avevamo detto nel colloquio con il Comitato è stato messo in pratica. Inoltre è stato fatto qualcosa che da tempo è superato e che contraddice pienamente lo spirito della processione. Mi riferisco alla vendita della possibilità di portare a spalla la statua nell’ultimo tratto della processione.
Non è giusto pensare di esprimere una devozione al Santo acquistando con denaro contante una specie di diritto e mostrando una possibilità economica che altri, forse, non hanno o non possono avere. Questo tipo di vendita all’asta non serve ad esprimere una vera devozione, ma piuttosto tende ad evidenziare una forza economica che si contrappone ad un’altra per superarla. È il contrario di quello spirito di accoglienza e di partecipazione comunitaria che deve essere proprio di una processione religiosa.
È molto più positiva la prassi che affida il portare la statua ad un numeroso gruppo di volontari, cui tutti possono aderire, e che esprime meglio il senso comunitario e di solidarietà nel camminare insieme.
Permettetemi di ricordare una bella pagina del Vangelo. L’Evangelista Luca, al capitolo 21, narra che Gesù, mentre parlava con la gente all’ingresso del Tempio in Gerusalemme, vide che tanti ricchi, ostentatamente gettavano molte monete nella cassa delle offerte suscitando l’ammirazione dei presenti. E vide anche che una povera donna, cercando di non farsi notare, andò a mettere nella cassa delle offerte due semplici monetine. Ovviamente nessuno degnò di attenzione quella donna, ma Gesù osservò che essa, “così povera” (Lc 21,3), aveva offerto più di tutti.
Non credo siano necessarie parole di commento. Basta solo osservare che Gesù riconosce e apprezza ciò che è fatto con il cuore, non le forme esteriori o la quantità delle ricchezze, ma ciò che è offerta vera dell’anima. Allora è giusto che tutti possano partecipare alla festa senza che qualcuno possa acquistare diritti sugli altri, ma mettendo a disposizione il proprio turno e la propria collaborazione tra i portatori.
Liberiamoci dalla tentazione di pensare che la fede, o che la nostra salvezza sia una questione di denaro.
Insieme con la mia tristezza per i fatti che non hanno dato una buona testimonianza di fede cristiana, vi esprimo, però, la mia fiducia e la speranza che si possa meglio, in futuro, crescere e migliorare ogni cosa e dare alle nostre feste un vero senso di rispetto e di onore per i nostri Santi. La devozione ai Santi, infatti, si esprime nel desiderio di imitare la loro fede ed il loro desiderio di seguire Gesù e vivere nella volontà di Dio.
Come abbiamo fatto finora, desidero che si continui a sviluppare un vero dialogo su questi temi. Per questo resto sempre disponibile. Nella responsabilità propria dell’autorità che mi è stata data dalla Chiesa, con questo mio scritto vengo a continuare quel dialogo che, come fratelli nella comunità cristiana, siamo chiamati a vivere per camminare insieme verso il bene, ma vengo anche a chiedervi con chiarezza di evitare che si ripetano in futuro tali situazioni che non onorano i Santi e, anzi, umiliano la nostra fede.
Con la mia fraterna benedizione, a tutti l’augurio che insieme possiamo cercare, come insegna l’Apostolo Paolo, il regno di Dio che è… “giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. Chi si fa servitore di Cristo in queste cose è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini” (Rm 14, 17-18).