La verità sull’assenza di Stabile: la città vuole sapere

di Antonio Arduino

Aversa – “Se Sagliocco è stato costretto a dimettersi la colpa è solo sua. Non si può guidare una città con una maggioranza che si mantiene in piedi grazie ad un solo voto in più dell’opposizione. Se invece di poter contare su un numero di 12 consiglieri che, grazie al suo voto, rappresentavano la maggioranza ne avesse avuto a disposizione 13, 14 o qualche altro in più oggi sarebbe ancora sindaco di Aversa”.

È quanto ha detto Michele Galluccio, nel corso della conferenza stampa indetta venerdì dall’opposizione, ribadendo un concetto espresso già in più occasioni. Un dato inconfutabile, confermato dai fatti.

L’assenza del presidente del Consiglio nella seconda parte della seduta sul bilancio è stata sufficiente a decretare la morte della amministrazione Sagliocco. Un’assenza che ha dato spazio alle più svariate ipotesi. Da un presunto accordo con l’opposizione decisa a disarcionare il sindaco, alla mancata presunta risposta a richieste, ad altre basate, tutte, sulla presunta certezza di un malore accusato ad arte. Senza voler entrare nel merito di questioni politiche, avendo l’abitudine di ricercare per quanto possibile la verità, riteniamo doveroso informare i lettori dei fatti di cui siamo venuti a conoscenza. Il presidente del consiglio fin dall’avvio dei lavori del 31 agosto era apparso affaticato, pallido in volto e leggermente fuori fase.

Alla base di questo stato fisico c’era una lunga storia di problemi di salute che la cittadinanza, sicuramente, non conosce ma che, probabilmente, era nota a chi ha lavorato con lui in tanti anni di attività politica. La seduta mattutina del consiglio, come hanno potuto rendersi conto sia i consiglieri sia il pubblico presente, era stata particolarmente faticosa, combattuta e ricca di scontri verbali poco indicati a chi ha i problemi di cui era ed è affetto Stabile. Da qui un peggioramento delle condizioni mattutine che ha imposto al presidente dal consiglio un controllo specialistico immediato e la successiva messa a riposo, finalizzata ad evitare il peggio. Da quel momento Stabile e i suoi familiari, come avrebbe fatto chiunque, hanno messo in secondo piano la politica preoccupandosi di affrontare con immediatezza il problema di salute tant’è che ad oggi, mentre scriviamo, l’ormai ex presidente è ancora in un lettino d’ospedale.

Senza entrare in particolari, venendo a conoscenza della storia della defezione di Stabile viene spontaneo chiedere se conoscendo i consiglieri comunali, come è presumibile, le condizioni di salute del presidente non dovesse essere sentito l’obbligo di informarsi sul perché del ritardo, insolito per Stabile normalmente preciso come un orologio svizzero,  e sospendere la seduta, dopo averne avuto notizia: notizia che, in fondo, si era diffusa dal momento che nei corridoi della casa comunale è immediatamente corsa la voce di un infarto che avrebbe colpito Stabile.

Probabilmente, con un’opposizione che, ventiquattr’ore dopo, avrebbe avuto comunque i numeri per battere la maggioranza, il rinvio non avrebbe cambiato il destino del sindaco Sagliocco arrivato, ormai, al capolinea “essendo venute meno le condizioni politiche per proseguire il mandato ricevuto dagli elettori” come ha scritto nella lettera di dimissioni, ma avrebbe dimostrato che nel consiglio comunale non c’è solo politica, quella che non guarda in faccia a niente e a nessuno pur di conseguire l’obiettivo, ma anche umanità. Probabilmente gli elettori avrebbero capito ed apprezzato. Ora, invece, domandano che venga fatto chiarezza chiedendo un’assemblea pubblica.

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