Caivano (Napoli) – “Ecoreato: un mostro a tre teste. Traffico illecito di rifiuti, frodi agroalimentari, reati contro la salute”. Questo il titolo del settimo Forum Internazionale “PolieCo” sull’economia dei Rifiuti, che si terrà ad Ischia il 18 ed il 19 settembre prossimi.
Il programma della due giorni è stato presentato nella mattinata di oggi, nella Parrocchia di San Paolo Apostolo di Caivano, alla presenza del presidente del Consorzio PolieCo, Enrico Bobbio, del direttore, Claudia Salvestrini, e di padre Maurizio Patriciello, uno dei simboli della lotta alle ecomafie in Campania.
Tra i presenti Giuseppe Comella, presidente di “Medici per l’Ambiente” (Isde) Napoli; fondatore della “Southern Italy Cooperative Oncology Group” già primario oncologo dell’Istituto ‘Pascal’e di Napoli, e Mauro Spagnolo, direttore di “Rinnovabili.it”, che ha presentato i primi risultati di uno studio sulla “Carbon Footprint” del polietilene riciclato, ossia del livello di impatto ambientale di un materiale plastico, come il polietilene, del quale sono fatti oggetti di uso comune, dall’insalatiera ai sacchetti della nettezza urbana, dai giocattoli ad i teli da serra.
Nell’introdurre i lavori, il presidente Bobbio ha sottolineato il forte nesso tra il sistema culturale di una società ed il suo sistema ambientale, ponendo l’accento sulla dimensione del traffico illecito dei rifiuti, della sofisticazione alimentare e delle pesanti ricadute sulla salute dei cittadini.
“Gli imprenditori che fanno affare con i rifiuti – ha affermato il direttore Salvestrini – sono da considerarsi alla stessa stregua del mondo del malaffare. Quando un imprenditore si disinteressa di come vengono smaltiti i rifiuti non fa altro che prestare il fianco alla criminalità organizzata. Fortunatamente – ha aggiunto– in Italia si è alzato molto il livello di attenzione, grazie alle forze di polizia, alle associazione, a consorzi impegnati come il nostro, ma certo non è abbastanza, anche perché i rifiuti mandati illecitamente in Cina o in Africa tornano indietro dalla porta principale sotto forma di oggetti di uso comune”.
A sottolineare le dimensioni del fenomeno un breve filmato, girato personalmente dalla direttrice Salvestrini, nel quale vengono mostrate le condizioni igieniche, oltre che umanitarie, in cui in Cina vengono prodotti giocattoli che poi vengono esportati in Europa. Un altro video, che sarà proiettato interamente ad Ischia, mostra campi di fragole e di aglio, irrigati con acque dal tasso di inquinamento altissimo: anche questi prodotti arrivano sulle nostre tavole.
Comella ha sottolineato che, mentre nelle province di Avellino, Benevento e Salerno oggi si muore di cancro nella stessa misura in cui si moriva venti anni fa, nelle province di Napoli e Caserta questo dato è aumentato in maniera significativa, soprattutto in alcuni comuni, tra i quali Afragola, Caivano, Santa Maria Capua Vetere, Giugliano, Mugnano.
Spagnolo ha presentato i primi dati del suo studio sul polietilene e ha evidenziato la convenienza del riciclo al posto dell’incenerimento di un prodotto che troviamo praticamente dappertutto. Incentivare il riciclo del polietilene significare promuovere un alleato prezioso per la salute dell’ambiente e dei cittadini: tema, questo, di grande attualità visto il recente decreto sui termovalorizzatori voluto dal Governo centrale.
In conclusione, don Patriciello, ribadendo il grande lavoro di sensibilizzazione del Consorzio PolieCo ed in particolare della direttrice Salvestrini, ha evidenziato il nesso tra le questioni ambientali, l’arretratezza economica del territorio ed i legami con la criminalità organizzata. “Se oggi – ha detto il sacerdote – cittadini di questa regione non sono in condizione di fare prevenzione perché i tagli al sistema sanitario lo impediscono, si può curare soltanto chi ha i soldi? Chi ha un malato di cancro in famiglia lo lascia morire o fa di tutto per salvargli la vita? Probabilmente in questo tutto è compreso anche chiedere un prestito ad usurai, alimentando così la malavita. In questo modo – ha concluso padre Maurizio – la camorra resta lì dov’è e noi siamo condannati a morire di cancro soltanto perché viviamo in questo territorio e non altrove”.