Fiat, a Pomigliano si teme prolungamento cassa integrazione

di Redazione

MarchionneNAPOLI. Resta alta la tensione tra gli operai della Fiat di Pomigliano d’arco. Di nuovo in cassintegrazione, nonostante la produzione della nuova panda, gli oltre 2mila lavoratori dello stabilimento Gianbattista vico passano le loro giornate tra momenti di protesta e attesa.

L’attesa del 5 ottobre, quando scadranno i termini della cig, e che finiscano le polemiche scatenate dalla dichiarazioni di Sergio Marchionne sul calo di interesse del Lingotto nei confronti del progetto Fabbrica italia. La frase dell’ad di Fiat stride del resto con le parole usate non molto tempo nella fabbrica di Pomigliano nel giorno della presentazione in pompa magna della nuova panda, davanti a operai, sindacalisti e politici.

Quel giorno, all’esterno protestavano i lavoratori iscritti alla Fiom, sindacato che di più ha pagato il suo dissenso nei confronti del referendum imposto dall’azienda torinese per la salvaguardia dei posti di lavoro di 5mila metalmeccanici.

Di quei cinquemila oggi in Fabbrica italia ce ne sono 2150 e per loro le previsioni future non sono certo positive: si profila infatti un altro stop alla produzione entro il prossimo mese. E cosi oggi sono in tanti a interrogarsi se la strada scelta allora dal segretario Landini, ovvero di votare no al referendum sul piano industriale e alla nuova contrattazione proposta da Marchionne, non fosse quella giusta.

Del resto, in Campania la chiusura di Pomigliano significherebbe un’autentica mazzata per l’economia locale, se si considera solo che, dipendenti a parte, la Fiat da lavoro a un indotto di circa 20mila lavoratori.

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