Refezione scolastica: a Napoli le mamme optano per “autogestione”

di Redazione

 NAPOLI. Bambini senza refezione, carenza del personale, asili e scuole materne senza polizza assicurativa.

Non se la passa per niente bene la scuola pubblica napoletana, alle prese con uno degli inizi d’anno più difficili della sua storia. Tra le problematiche che stanno suscitando maggiori proteste da parte della cittadinanza la mancanza di refezione scolastica, causata dal ritardo nell’affido dell’appalto del servizio dovuto a un impedimento burocratico.

Il comune di Napoli ha comunicato il mese di novembre come data che dovrebbe vedere l’avvio della consegna dei pasti nelle scuola. Ma il condizionale è d’obbligo, il rischio che la refezione possa slittare al mese di gennaio è concreto e in molte scuole materne di Napoli le madri degli studenti si stanno organizzando con una sorta di autogestione.

L’esempio delle madri della Jemma del quartiere Materdei, attrezzate per portare da casa il mangiare ai propri figli, è il caso di dirlo, sta facendo scuola. Tra le proteste delle istituzioni scolastiche cittadine, convinte che l’autogestione alimentare possa mettere a rischio la salute degli studenti, anche in altre scuole le famiglie si stanno organizzando con i pasti da casa. Più penalizzate le famiglie dei quartieri popolari dove è alto il tasso di disoccupazione.

Per non parlare dell’elevata percentuale di nuclei familiari monoreddito, le cui difficoltà consistono nel dover prelevare i figli in tarda mattinata. Come se non bastasse il caos refezione, sono 7.500 bambini che frequentano 37 asili nido e le 79 scuole materne di Napoli senza la copertura assicurativa a causa del ritardo nel pagamento da parte del comune di Napoli.

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