L’Unione casertana antiracket parte civile contro clan dei casalesi

di Redazione

Giovanni ZaraCASERTA. L’Unione Casertana Antiracket (Uca) aderente alla Federazione Antiracket Italiana (Fai), si è costituita parte civile nel processo Abate più altri, che vede tra i reati contestati anche l’associazione mafiosa ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso.

Gli indagati, secondo la Dda di Napoli, hanno agito per conto e per interesse del clan dei Casalesi, chiedendo ingenti somme di denaro ad imprenditori ed operatori economici di Lusciano, in provincia di Caserta. I fatti sarebbero avvenuti dal 2004 al 2010. L’Uca è la prima associazione antiracket della Provincia di Caserta e si è costituitasi nel 1998 grazie all’impulso di Tano Grasso, presidente nazionale della Fai ed al coraggio di tutti gli attuali componenti dell’associazione paretana, che hanno denunciato il sistema del pizzo. Sabato 20 ottobre, dinanzi alla Sezione 37 del gip di Napoli, Primavera, c’è stata l’udienza preliminare. L’Uca è rappresentata dall’avvocato Giovanni Zara (nella foto) dell’ufficio legale della Fai.

“La costituzione di parte civile allarga le possibilità di riscatto dell’intera società civile”, afferma Zara, che sottolinea il buon esempio dato dal comune di Lusciano presentatosi in udienza per rispondere ad una evidente ingiustizia perpetratasi sul territorio comunale.

“Una decisione – spiega l’avvocato della Fai – che dovrebbero assumere sempre più Enti locali, tant’ è che come Fai abbiamo firmato, già da due anni, un protocollo d’intesa con l’Anci, grazie al quale i Comuni di tutta Italia, possono avvalersi della difesa del nostro ufficio legale sostenendo solo il costo delle spese vive”.

“Quel che è sconfortante è però – continua Zara – ritrovarsi in un simile processo l’assenza degli imprenditori estorti. Nessuno ha infatti, deciso di costituirsi nonostante la notifica del rinvio a giudizio, da parte della Procura. Non so cosa li abbia fatti desistere ma mi auguro che non abbia influito la paura di eventuali ritorsioni minacciate da altri componenti del clan dei Casalesi. Sarebbe un fatto gravissimo perché continuerebbe ad alimentare il circuito vizioso che inquina l’economia legale. Gli esempi che la Fai e che la stessa Uca di Parete vantano, raccontano invece la storia di tanti imprenditori, commercianti e professionisti che scegliendo la denuncia si sentono ora liberi”.

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