Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, è indagato dal 28 gennaio per concorso in corruzione, abuso d’ufficio, truffa e “infedeltà a seguito dazione o promessa di utilità”. Lo conferma la Procura di Spoleto.
L’inchiesta riguarda il commissariamento della Banca Popolare di Spoleto (Bps) e la successiva vendita a Banco Desio. Il commissariamento è stato poi annullato dal Consiglio di Stato ma riconfermato dal ministero dell’Economia.
Sono complessivamente otto gli indagati nell’inchiesta aperta dalla procura umbra, tutti per le stesse ipotesi di reato contestate a Visco. Oltre al governatore, gli iscritti sono Giovanni Boccolini, Gianluca Brancadoro, Silvano Corbella, Giovanni Domenichini, Stefano Lado, Giuliana Scognamiglio e Nicola Stabile.
Il commissariamento di Bps e della cooperativa Spoleto Crediti e Servizi, che con i suoi 21mila soci controllava l’istituto al 51%, fu deciso da Bankitalia dopo un’ispezione avviata nel 2012. Nel 2014, secondo la ricostruzione del Fatto Quotidiano, i commissari decisero di vendere Bps a Banco Desio e la quota di Spoleto Credito e Servizi scese al 10%, con un danno economico per i soci della cooperativa.
A febbraio, infine, il Consiglio di Stato ha annullato sia il commissariamento di Bps, sia quello di Spoleto Crediti e Servizi, per cui sono stati promossi ricorsi da parte dei soci della cooperativa per l’annullamento degli atti dei commissari, compresa la vendita dell’istituto di credito.
L’esposto che ha poi portato all’apertura del fascicolo è stato presentato da un centinaio di vecchi soci della Popolare di Spoleto, secondo i quali ci sarebbero state una serie di condotte irregolari nel passaggio a Banca Desio. In particolare, sempre secondo l’esposto dei vecchi soci, ci fu un’offerta di una società di Hong Kong, la “Nit Holding”, superiore di 100 milioni di euro rispetto a quella avanzata da Banca Desio. Offerta alla quale, dicono oggi i vecchi soci della Popolare, i commissari di Bankitalia rifiutarono senza fornire alcuna motivazione chiara.