Aversa – Nuovo round a colpi di carta bollata tra il comune di Aversa e la Senesi, azienda che gestisce il servizio di igiene urbana nella città normanna. Questa volta è stata la prima sezione civile del tribunale di Santa Maria Capua Vetere a non concedere la provvisoria esecuzione al decreto ingiuntivo che la società marchigiana, con sede a Porto Sant’Elpidio, aveva chiesto in relazione al pagamento della fornitura dei diversi sacchetti utilizzati per la raccolta dei rifiuti.
L’amministrazione Sagliocco ne aveva sin dal primo momento contestato il costo e lo aveva adeguato di sua iniziativa, anche tenuto conto, come si legge nella stessa ordinanza del tribunale sammaritano, che la stessa Senesi li aveva offerti ad un prezzo di molto inferiore in una successiva gara dello stesso comune normanno. I giudici mettono in discussione anche l’effettiva attività svolta o, comunque, l’ammontare, tenuto conto che non vi è un riscontro oggettivo dei sacchetti per la raccolta differenziata forniti agli aversani.
E’ questo solo uno dei tanti giudizi in corso tra il comune di Aversa e la Senesi. Nel luglio scorso, il Consiglio di Stato aveva confermato il difetto di giurisdizione della giustizia amministrativa in merito alla penale di 513mila euro inflitta dall’ente e da pagare in 12 ratei mensili, in conseguenza del mancato raggiungimento della percentuale di raccolta differenziata contrattualmente prevista. I giudici di Palazzo Spada, però, non si fermarono a questa eccezione e, in parte, entrarono anche nel merito affermando, in sostanza, che il capitolato di appalto che prevede quelle penali lo ha sottoscritto ben cinque anni fa e solo dopo l’irrogazione delle penali se ne duole.
In estrema sintesi, la ricorrente, che escludeva di essere incorsa in un inadempimento, contestava la validità di un articolo del contratto, nella parte in cui fissava una penale per l’eventualità del mancato raggiungimento del livello minimo annuale di raccolta differenziata stabilito dalla normativa vigente, poiché, a suo dire, l’articolo in questione avrebbe portato a configurare un’ipotesi di responsabilità oggettiva non conforme a legge, irragionevole e ingiusta.
“In questo caso – si leggeva, tra l’altro, nella sentenza – la società Senesi spa ha liberamente prestato il proprio incondizionato consenso alla conclusione del contratto (dalle cui prescrizioni è rimasta perciò vincolata), e soltanto dopo oltre quattro anni ha interposto il presente gravame”. Insomma, due vicende che, comunque, stante anche l’ammontare, torneranno nelle aule di tribunale per cercare di fare chiarezza nei rapporti tra Senesi e Comune.