Napoli – “Nik Spatari” è il titolo della mostra dedicata all’artista di origini calabresi nella Sala Villani dell’Università Suor Orsola Benicasa di Napoli.
L’esposizione è un compendio dell’opera di Spatari, il quale per molti anni ha vissuto in diversi luoghi sia all’estero che in Italia, e che rappresenta una delle personalità artistiche contemporanee più singolari e poliedriche a livello internazionale. Sua è l’ideazione del Musaba, Parco Museo Laboratorio Santa Barbara a Mammola in provincia di Reggio Calabria che, attivo sin dal 1969, costituisce un esperimento dinamico e in divenire di ricerca di nuove frontiere della creatività che rappresentano un incontro del senso del futuro e di conoscenza del passato.
La mostra è una iniziativa della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, presieduta da Emmanuele Francesco Maria Emanuele, ospitata dall’Università Suor Orsola Benincasa e realizzata con Musaba-Fondazione Spatari/Maas, e sottolinea l’impegno della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo per la valorizzazione della cultura meridionale e delle sue espressioni artistiche più alte.
L’esposizione, curata da Musaba, Nik Spatari e Hiske Maas, è stata allestita al Piano Mostre dell’Università Suor Orsola Benincasa, all’interno del suo polo museale accanto al Museo Storico e al Museo del Giocattolo dell’Ateneo napoletano, impegnato da oltre due anni in collaborazione con la Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo a promuovere una serie di attività culturali (mostre, convegni, seminari e iniziative socio-culturali ed economiche) finalizzate ad accrescere il ruolo di Napoli come uno dei centri culturali del Mediterraneo.
Nik Spatari ha compiuto 86 anni ad aprile e ha sviluppato la sua arte e il suo impegno culturale in Italia e in molti centri europei ed extra europei nell’arco di 70 anni di intensa attività. L’opera Musaba è un autentico momento di ricchezza del territorio: un prolungamento del museo storico ambientale della tradizione italiana, che nella regione calabrese ha visto i segni del trauma della modernità cui il percorso di Spatari indica una via d’uscita come risanamento e prospettiva monumentali.